Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 3 - mag.-giu. 1953

t t e erea· 1 avoraori ♦ · Il bivio ♦ Luce sull' Italia ♦ Montecitorio al campo ♦ Drammi del tempo · ♦ Stato e sindacati ♦ L, articolo 39 ♦ L'articolo 40 ♦ Disoccupazione e produttività ♦ Giuseppe Giulietti ♦ Bilanci sindacali ♦ Leitera dalla Svizzera ♦ Gli esattori11li ♦ Voci dalle categorie ♦ Cronache ' Ansaldo ,, Bettiol "' Calamandrei "' Dohretsherger "' Filippi Keep "' Levi ~ Maranini "' Marzotto "'. Milella ,, Olivetti Pertica "' Rapelli "' Toscano 3 ROMA - MAGGIO ~ GIUGNO 1953 Biblioteca Gino Bianco

r;:ettereaiLavorato~ dirette da GJUSEPPE RAPELLI • Usciranno ogni bimestre in fa/ scicoli di 112 pagine • Abbonamento annuo L.1000500- semestr. ,, ,,. Ogni fascicolo ,, 200Estero il doppio • indirizzo postale: LETTERE Al LAVORATORI Casella Postale 328 ROMA • Versamenti per abbonamenti sul e/e postale n. 1 / 21927 intestato a '' Lettere ai lavoratori,, nelr u~ fìcio dei conti correnti di Roma Re1pon1ahile: PIERO RANZI Autor. T.rib. di Roma n. 252!. del !,5,,f,,H Stah. Tip. UESISA ,, Roma ,, 1953 Biblioteca Gino Bianco '·

tettere ai tavorat-ori Anno II - N. 3 Maggio-Giugno 1963 IL BIVIO I L'illusione di poter contenere l'avanzata dei comunisti attraverso la riforma elettorale è crollata il 7 . giugno. Il risultato delle elezioni italiane pone più, di un interrogativo_. Si può considerare persa la partita da parte dei non comunisti? Pensiamo di no. E' sufficiente confidare nella sola azione di governo per impedire ulteriori succ~ssi dei comunisti? Pensiamo di no. Di fronte a dei militanti, agguerriti come in genere sono i comunisti, armati di idee e sostenuti da una fede - discutibile finchè volete, ma fede che regge nella visione di un mitico domani - non son certo i mezzi a disposizione di pigri e doppiogiochisti funzionari, che possono sopperire. Uomini altrettanto armati di fede ed altrettanto pronti al combattimento occorrono. L'iLlwsione nella efficacia di un funzionarismo anticomunista - sia nel campo politico che in quello sindacale ~ è pur essa · crollata il 7 giugno. 225 Biblioteca Gino Bianco

I cattolici hanno votato non comunista, laddove la Chiesa con le sue gerarchie, ha potuto ancora influire. Altri non hanno più sentito la voce della Chiesa e la scomunica è stata, per molti battezzati, lettera morta. La Chiesa, la secolare tutrice dei poveri, la loro organizzatrice è stata, in molte regioni, sconfitta, sopravanzata dall'antichiesa comunista, che dei poveri si è valsa come massa di manovra, per sconfiggere l'ordine attuale, che è in grave crisi, minato com'è dallo . egoismo. La illusione di molti è qui. C'è chi crede di poter far pace attraverso un maggior benessere diffuso tra tutti ed avviare così l'umanità dal paradiso terrestre a quello celeste senza alcuna fatica. « Ma il benessere da solo non fa l'uomo buono» ha scritto un sociologo austriaco. Tanto più son curati i bisogni fisici, tanto più forte cresce l'egoismo, il germe dissolvitore del corpo sociale. Gli odii si accomunano alle. invidie. 'Da questa illusione del redimere gli uomini col benessere materiale, nascono le peggiori illusioni. Chi ha potuto avere, avuto dimentica e continua a pretendere come quelli che non hanno avuto. Gli operai del Nord, insoddisfatti della lambretta, hanno' votato comunista, allo stesso modo che i braccianti del Sud, senza scarpe e senza lenzuola. Si è giunti così al bivio che impone la scelta della strada. Bisogna tornare alla giustizi<:1,distributiva, alla considerazione del prossimo, all'etica del sacrificio. I cristiani soltanto allora potranno recuperare il terreno perduto e dare alla Chiesa cattolica il modo di tornare a farsi sentire dalle masse proletarie, assetate di amore e di giustizia, che oggi non l'ascoltano più. GIUSEPPE RAPELLI E ~ 26 .ca Gino Bianco .

Cronache del presente Lnee snll' Italia Nel numero del 25 maggio, il settimanale americano «TIME», edizione «atlantica», sotto il titolo « Soltanto la libertà si può scegliere - L'uomo dalla montagna », pubblicava una vastissima e panoramica inchiesta sulla situazione interna italiana, sulla figura di De Gasperi e sull'atmosfera elettorale del nostro Paese. Il contenuto di tale inchiesta doveva considerarsi - secondo la Informazione Italiana - un monumento della mentalità americana ed un esempio del come alcuni osservatori statunitensi si occupino e parlino delle cose d'ItaUa. « TIME », edito come è noto dallo stesso mr. Luce, marito dell'attuale ambasciatrice USA a Roma, trattava i partiti con frasi di questo genere: « MSI - I neo-/ ascisti vorrebbero riportare un altro dittatore al potere in Roma. I leaders del MSI, membri della banda che collaborò con i tedeschi, sino all'amara fine, sono i continuatori di Mussolini. Essi sperano nel caos per prendere Roma». « PNM - E' m.antenuto dal Creso di Napoli, Achille Lauro, che conduce la propaganda con liberi ( ! ) spaghetti e vaghe promesse del re ». Di Alcide De Gasperi « TIME » diceva: « L'Italia è libera di scegliere; questo fatto è di per se stesso un monumento ad Alcide De Gasperi, grande uomo politico e democratico che ha portato un senso di unità e democrazia al popolo che governa ». Quanto ai liberali, essi sarebbero, in divertente sintesi: « il partito di Cavour che abbandona i successi militari di Garibaldi (I) per la politica che uni l'Italia. I liberali, ancora anti clericali, sostengono Casa Savoia ( ! ) contro il Papa ». E a proposito della Chiesa Cattolica «TIME» scriveva esattamente: « E c'è la Chiesa. Essa è la maggiore anomalia in 'tna terra di anomalie, perchè il 99,6 per cento (non si capisce dove l'americano abbia trovato questo dato n.d.r.) dei cattolici italiani è amaramente anticlericale in politica, La guerra tra la Chiesa e lo Stato non ha avuto fine». Quanto alla DC, ecco «TIME» affermare: « Non tutti i DC sono onesti come Alcide De Gasperi. Molti DC sono buoni, ma non 227 Biblioteca Gino Bianco •

onesti; in molte parti d'Italia vi sono casi di favoritismo, nepotismo comprati ( ! ) con speciali privilegi ». , Concludendo, «TIME» affermava essere l'Italia ammalata di marxismo e di parate fasciste, dilungandosi poi in una stupenda serie di luoghi comuni sul campanilismo italiano, sulla stravaganza della nostra popolazione che, aumentando di 400 mila unità ogni anno, dava, per la espansione in Africa, « una buona scusa programmatica a Mussolini». Cosi da Luce è venuta luce all'Italia. tJontratti elettorali Il 21 aprile scorso - come risulta dal documento che abbiamo avuto in visione - ron. Tonengo e l'ing. Ferrari hanno redatto davanti ad un notaio di Chivasso un contratto con il quale si stabilivano tra altre le seguenti clausole: il P .N .M ., a mezzo dell'ing. Ferrari, versava all'on. Tonengo una certa somma (per spese . di propaganda) all'atto dell'accettazione, da parte di quest'ultimo, della candidatura nella lista monarchica. La restituzione era così regolata: l'on. Tonengo non era tenuto a rimborsare la somma ricevuta se lui e l'ing. Ferrari riuscivano entrambi eletti (come deputati o come senatori, specifica il contratto J o venivano entrambi esclusi; doveva invece restituirla nel caso che fosse risultato unico eletto. Esaurita la parte, diciamo così, economica, i'l contratto fissa un'altra clausola sulla quale l'on. Tonengo sembra appunto intenda far leva per rientrare a Montecitorio. Se l'ing. Ferrari 1•isulterà unico eletto - è specificato nel contratto - rinuncerà al mandato a favore dell'on. Tonengo. Come contropartita quest'ultimo doveva però assicurare tutto il suo appoggio per convogliare le preferenze degli elettori di provincia a favore dell'ing. Ferrari anzichè di altri candidati. Per essere vero il contratto è vero e l'originale è tutt'ora in possesso di un notaio di Chivasso. Resta ora da vedere se è valido, se il neo-eletto on. Ferrari intende applicarlo e quali armi legali può impugnare l'on. Tonengo in caso negativo. <ia « La Stampa » jdel 25 giugno 1953. 228 · Bi ..___ a Gino Bianco ,

Lettere di Bettiol • Monfeci{orio al campo Roma, 27 novembre 1952 A tutti gli Onorevoli Deputati della Demomocrazia Cristiana Caro collega, come ti è noto il 3 dicembre scade il termine per la presentazione delle relazioni sulla legge elettorale all'Assemblea. Per respingere manovre dilazionatrici e per portare a fondo la discussione e l'approvazione e necessaria la tua continuativa presenza in Aula dal giorno 3 in poi. Il Direttivo, di fronte alla imperiosa necessità di approvare la legge in tempo utile, ha deciso di chiedere la soppressione di tutte le solite vacanze del sabato, domenica e lunedì. Se la legge non sarà approvata prima di Natale i lavori continueranno dal 26 in poi. Saranno giustificate solo le assenze preventivamente accordate dal Direttivo e ogni deputato deve astenersi nel modo più assoluto dal prendere impegni di qualsiasi natura in provincia. Naturalmente sarà tenuto il Biblioteca Gino Bianco debito conto della condotta di ciascun deputato in questo periodo in relazione alle prossime elezioni politiche. Cordiali saluti. Giuseppe Bettiol Roma, 2 dicembre 1952 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana Caro collega, la stampa ha dato notizie in- . fondate circa i ,lavori parlamentari. Nulla è modificato circa quanto già precedentemente stabilito e comunicato. Rimane quindi confermato che cominciando da giovedì 4 corr. dall'inizio della seduta (ore 16) dobbiamo essere tutti presenti ininterrottamente (domeniche e feste comprese) rinunciando a qualsia_si impegno. La battaglia è decisiva per il Parttto e per il Paese. Conto sul senso di · responsabilità di tutti i colleghi senza eccezione. Molto cordialmente. Giuseppe Bettiol 229 \

Roma, 11 dicembre 1952 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana caro collega, purtroppo la battaglia non si allenta. E' assolutamente indispensabile quindi essere tutti presenti a Montecitorio. Chi si al~ontana per breve tempo deve dare alla Segreteria il proprio recapito telefonico. Nessuno può partire da Roma senza un esplicito permesso scritto del Direttivo. Domani sera venerdì dovremo chiedere la continuazione dei lavori, senza interruzione, sabato, domenica e lunedì. E' un duro sacrificio ma è necessario compierlo e so che posso contare sul profondo senso di responsabilità di ognuno. Ringraziandovi ancora della compattezza e dello spirito di sacrificio manifestato fin qui, cordialmente. Giuseppe Bettiol Roma, 17 dicembre 1952 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana Mentre rinnovo il ringraziamento mio · e del Direttivo ai colleghi che con grande sacrificio hanno seguito i pesanti lavori di que.~ta prima parte della nostra battaglia, non posso non ricordare a tutti che da B 230 .a Gino Bianco domani giovedì pomeriggio sarà assolutamente necessaria lei presenza continuativa in aula o almeno nel Palazzo dato che l'opposizione degli avversari sarà sempre più serrata. Debbo purtroppo ripetere a tutti l' invito a non allontanarsi da Roma per nessuna ragione senza il consenso scritto del Direttivo. Sono sicuro che tuttt comprenderanno la gravità della lotta che ci impegna ormai in modo decisivo. La compattezza e il senso di responsabilità del nostro Gruppo sono garanzia della vittoria che non può mancare. Molto cordialmente. Giuseppe Bettiol Roma, 19 dicembre 1952 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana. Anche oggi siamo rimasti in minoranza su una richiesta dell'opposizione. Devo ricordare a tutti che per lo svolgimento degli ordini del giorno non c'è la possibilità di chiedere la chiusura e quindi ogni rinvio significa compromettere l'esito di questa grande battaglia e il pericolo di dover rinunciare anche a un breve respiro natalizio. Vi abbiamo proposto l'organizzazione di terne per rendere meno gravoso il dovere della

nostra continuativa presenza in aula. Da questo pomeriggio è indispensabile la pennanenza di tutti i colleghi alm.eno nel Palazzo in modo da essere immediatamente raggiungibili per bloccare ogni iniziativa della opposizione. Confido nel tuo altissimo senso di responsabilità. Cordialmente. Giuseppe Bettiol Roma, 20 dicembre 1952 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana Non avendo la possibilità materiale di convocare il Gruppo dobbiamo purtroppo comunica:- re con voi at.traverso circolari e assumerci noi la pesante e dura responsabilità di guidare questa difficile battaglia. Nessun accordo è stato raggiunto; all'opposizione tenace delle estreme noi rispondiamo con la nostra decisa volontà. E' indispensabile concl1idere lo svolgimento di tutti gli ordini del giorno e gli interventi dei relatori prima di Natale. Fatto il computo delle ore necessarie si impone l'orario seguente: oggi sabato seduta dalle 16 alle 24; domani domenica dalle 9,30 del mattino alla mezzanotte; . . Biblioteca Gino Bianco lunedì dalle 9 alla mezzanotte; martedì dalle 9 alle ore 21. In questo modo 1nartedì sera potremo partire per tornare nelle nostre famiglie almeno a passare il Natale. Non possiamo dimenticare però che siamo in piena battaglia; all'inizio e in fine di seduta può essere chiesta l'inversione dell'ordine del giorno e in ogni momento su una domanda di rinvio o di sospensione può essere richiesta la verifica del numero legale. Con il sistenia delle terne sarà possibile la presenza nel palazzo di 200 deputati, 1nentre gli altri saranno immediatamente raggiungibili. Il nostro Gruppo deve dare prova in questi giorni del suo spirito di sacrificio e del suo senso di responsabilità. Il Paese che ci guarda dovrà prenderne atto. Cordialmente. Giuseppe Bettiol Roma, 30 dicembre 1952 Cari colleghi, ricordo a tutti che ìn questi giorni non possiamo prendere nessun impegno. Sarà libero il solo giorno cii giovedl primo gennaio. Domani, mercoledì 31 dicembre, avranno luogo importanti votazioni. 231

Sicuro della vostra comprensione e del vostro spirito di sacrificio, cordialmente. Giuseppe Bettiol Roma, 7 gennaio 1953 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana Caro collega, ' dopo il breve respiro per l'Epifania eccoci di fronte all'ultima più dura e decisiva fase della battaglia. Da oggi quindi è indispensabile la presenza continuativa di tutti non solo a Roma ma anche a Montecitorio. Ti ricordo che nessuno può allontanarsi senza preventivo consenso del Direttivo. Come avrai visto, per rispetto ai colleghi sempre presenti con generoso spiri'to di sacrificio, abbiamo dovuto riprendere la pubblicazione degli assenti ingiustificati. Le votazioni si seguiranno d'ora in poi ininterrottamente. Dalla presenza e dalla jermezza del Gruppo · dipende il risultato finale che non può mancare. Cordialmente. Giuseppe Bettiol P.S. - Nei prossimi giorni ci sarà la riunione di Gruppo col Ministro Pella per disc.itere sulla 13a mensilità ai pensionatf. E ~ 32 ca Gino Bianco , Roma, 11 gennaio 1953 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana Oggi domenica alle ore 15.30 siamo rimasti in minoranza in una votazione per due 1,,oti. E' stato così inutile il sacrificio di tanti colleghi che hanno rinunciato ad andare a casa ed è stata inutile la battaglia condotta ieri sera al Jine di continuare i lavori anche nella giornata di donienica. A nome mio, del Direttivo e dei numerosi colleghi che si sacrificarono sernpre senza nulla chiedere devo viva1nente richiamare gli assenti e i ritardatari al loro senso di responsabilità. E' assolutamente necessario che le terne abbiano a funzionare ed è indispensabile la presenza continuativa nel Palazzo o almeno nelle imniediate vicinanze con la possibilità certa di essere richiamati imr,iediatamente per mezzo del telefono, perchè in ogni momento, e specie all'inizio e alla Jine delle sedute, può aver luogo una votazione decisiva per le sorti della nostra battaglia che è una lotta contro il tempo. Cordialmente. Giuseppe Bettiol

Roma, 16 gennaio 1953 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana Caro .collega, da domani ha inizio la fase finale della procedura parla·mentare relativa alla legge elettorale. Tutto il Gruppo Parlamentare deve trovarsi compatto sin dall'inizio della seduta nell'Aula di Montecitorio. Nessuno può allontanarsi dal Parlamento per nessuna ragione e a nessuno sarà concesso permesso o licenza di sorta. Prego vivamente i colleghi di non fare richieste del genere · alla Presidenza o ai membri del Direttivo perchè la risposta non potrà che essere identica per tutti: bisogna rimanere fermi al nostro posto di responsabilità. Prima del voto di fiducia potranno eventualmente avere luogo delle votazioni regolam,entari per alzata e seduta che avranno la stessa i1nportanza della votazione di fiducia. Il voto di fiducia potrà aver luogo anche subito perchè non è detto che le opposizioni ricorreranno alle dichiarazioni di voto-fiume e quindi potrà anche non aver luogo la seduta atlantica. Ti ricordo ancora che dopo il voto di fiducia avrà luogo il voto sulla legge a scrutinio segreto che è quello in base 0rl ' Biblioteca Gino Bianco quale si chiuderà il dibattito sulla legge elettorale. Sarà nostro dovere tener conto preciso delle assenze, che dovessero malaugurataniente verificarsi. Non deve essere reso vano lo sforzo fatto fin qui perchè sono in gioco le sorti della demo.çrazia italiana. Cordialmente. Giuseppe Bettiol Roma, 19 gennaio 1953 ore 0,40 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana · Caro collega, è veramente tempo di far funzionare le terne. Su tre deputati due devono essere in Aula o in Transatlantico, uno invece può essere. libero purchè raggiungibile. Erano stati incaricati della formazione delle terne: l'On. M olinaroli per la I Commissione (Interni); l'On. Bartole per la I I Com1nissione , (Esteri); l'On. Guerrieri E. per la III Commi.ssione (Giustizia); l'On. Vicentini per la IV Commissione (Finanze); l'On. Guerrieri F. per la V Comrnissione (Difesa); l'On. Scaglia per 1a VI Commissione (Istruzione); l'On. Bontade per la VII Commissione (LL.PP.); l'On. ~Ionticelli per la VIII Com1rtissione (Trasporti); l'On. Bucciarelli Ducci per la IX Commissione (Agricoltura); l'On. De Cocci per la X Commissione (Indu2i3 . \

stria); l'On. Zaccagnini per la Xl Commissione (Lavoro). A questi colleghi puoi rivolgerti per avere delle in/ ormazioni. E' l'ultima fa tic a poi andremo a casa. Cordialmente. Giuseppe Bettiol Roma, 19 gennaio 1953 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana Cari colleghi, 1nentre ancora una volta 11ii compiaccio del magnifico comporta11iento che ha tanto contribuito a vincere la di tficile battaglia, credo superfluo ricordare a tutti che è indispensabile trattenersi a M ontecitorio anche dopo la votazione a scrutinio segreto per la legge finchè tutto è finito, perchè potrebbero verificarsi delle complicazioni. A fatica compiuta auguro a ;tutti buon ritorno in famiglia. Cordialmente. Giuseppe Betti oI Roma, 22 gennaio 1953 A tutti gli Onorevoli Deputati della Democrazia Cristiana Caro collega, il Presidente del Consiglio mi ha fatto pervenire il telegramma seguente: E 234 ca Gino B.ianco Testimone assiduo dell'opera avveduta energica infaticabile del Direttivo riconfermo espressione del mio ammirato apprezzamento e vi prego di trasmettere ai colleghi del Gruppo i miei sentimenti di plauso e riconoscenza. Presidente Consiglio Alcide De Gasperi Sono lieto di trasmettere tale alto apprezzamento a te che ti sei prodigato sino al limite delle tue possibilità anche fisiche nella dura lotta che ci ha impegnato per più di due mesi. Anch'io a nome mio e del Direttivo porgo a te il ringraziamento più vivo e il plauso più sentito. Ormai siamo alla fine della prima Legislatura della Repubblica ma ancora lavoro di alta responsabilità sta davanti a noi. Sono sicuro che lo sforzo di tutti non conoscerà rallentamento di sorta e che arriveremo vittoriosi a ogni traguardo per il bene e per la libertà d'Italia. Il giorno 3 febbraio avranno luogo all'inizio di seduta delle importanti votazioni per l' elezione d{ alcuni membri del Consiglio di Presidenza. Non puoi mancare. . Con l'augurio che questi pochi giorni di riposo possano ritemprarti, ti saluto cordial111ente. Giuseppe Bettiol

Drantmi del tempo ' Cosa puo indurre un coffiunisfa Con un'ora sola di preavviso mi trovai ad essere uno dei tanti milioni di disoccupati e diventai uno dei tanti giovani derelitti britannici. Dovetti abbandonare la mia casa e vivere in condizioni tali che mia moglie divenne tubercolosa ed il mio ba~bino morì per denutrizione. Come stupirsi se io fui facile preda allo scoraggiamento ed all'amarezza? Appunto questo scoraggiamento e questa amarezza accesero in me una fiamma, alimentarono una passione che non potevo più dominare. Ciò accadde 24 anni fa. Divenni comunista, e per ben 22 anni lottai per gli ideali di Marx. Il comunismo mi diede la possibilità di organizzare la lotta contro coloro che, ne ero convinto, avevano portato alla miseria ed alla disperazione la gente del mio ceto, con le guerre, la disoccupazione, lo sfruttamento, e che non solo ammettevano ma incoraggiavano Biblioteca Gino Bianco a cambiare? un regime di miseria in mezzo all'abbondanza. In un primo tempo studiai ed in seguito insegnai la dottrina di Marx e di Engels, con tutti i suoi concetti di odio di classe, e di acredine, pur sapendo che tale odio e tale acredine portano alla guerra. Il mio risentimento era cosi profondo e violento che . ero pronto ad affrontare qualsiasi ostacolo, qualsiasi spargimento di sangue, pur di frantumare e sradicare il materialismo di destra, per rimpiazzarlo col materialismo di sinistra. Ebbi successo, e quanto! Il partito mi insegnò per prima cosa a convertire tutta la mia famiglia all'ideale comunista. Mia moglie si iscrisse al partito e cominciò a andare di porta in porta per reclutare nuovi membri. Mia figlia, all'età di dieci anni, venne encomiata dalla stampa comunista per aver venduto con successo il giornale comunista inglese, The Daily 235

Worker. Io stesso venni nominato segretario del partito del nostro quartiere di Greenwich, ed in un secondo tempo membro del comitato della zona SudEst di Londra. In meno di 15 mesi, la nostra sezione di Greenwich aumentò da 25 a 700 i suoi membri. Ebbi il premio « Tom Mann », che rappresenta la massima ricompensa per il reclutamento di nuovi compagni. Nel 1944 mi ordinarono di concentrare tutta la mia attività nei docks dove lavoravo, e nello stesso anno diventai presidente ésecutivo della zona dei docks del sindacato degli stivatori e portuali. Dopo nemmeno due anni venni nominato presidente nazionale del sindacato intero. Durante quegli anni organizzai il controllo comunista sulle banchine del Tamigi. Aumentammo sempre più il controllo dello scarico del carbone sulle banchine e potemmo cosi limi tare il tonnellaggio scaricato, in modo eh& una m1n1ma quantità di carbone potesse rifornire gli stabilimenti e le centrali elettriche. Con questo mezzo riuscimmo per ben tre volte ad obbligare i datori di lavoro ad aumentare i salari. Il controllo della distribuzione del carbone per gli stabilimenti di Londra e delle provincie vicine, cioè del Kent e di Essex, era cosi totalmente nelle nostre mani. * * * Evidentemente per poter cambiare un comunista convinto come lo ero io, s'imponeva un ideale superiore all'ideale comunista. Nessun comunista convinto risponderebbe ad un appello che appoggiasse il capitalismo oppure approvasse gli schemi di un governo laburista. Ero solito dire: « Se trovassi una via migliore del comunismo per cambiare il mondo, la adotterei e seguirei quella strada». TOM KEEP « Ogni individuo, che nella società, cerca soltanto il suo interesse, senza tener conto del benessere comune, è un nemico della società. Ogni individuo che professa una filosofia dell'egoismo, indipendentemente dal bene sociale, è colpevole di attività sovversiva. La tendenza economica a cercare il proprio profitto senza alcuna considerazione del bene comune, è fondamentalmente una dottrina sovversiva ». (Integrity. New York). I • 236 :eca Gino Bianco

Angoscia del presente Il problemdaellalibertà C'è una contraddizione nel principio della libertà: quanto più noi lasciamo cadere le catene, tanto più forte diventa l'oppressione. La libertà economica, per esempio, include la libertà d'investimento; ma appunto perciò l'artigiano non è protetto dalla grande industria. La liberazione dei contadini non ha conferito loro da sola la libertà dai creditori. La lilbertà contrattuale in sè non assicura all'operaio la libertà d~azione nei riguardi dell'imprenditore capitalista. La libertà di scegliersi il proprio mestiere non consente ancora al povero di darsi una propria educazione. La libertà economica provoca la formazione di potenti organizzazioni, che opprimono il. debole; questi si uniscono in associazioni di tutela - sindacati, Biblioteca Gino Bianco cartelli, cooperative -; sacrificando una parte della loro libertà d'azione, per garantire la loro esistenza. Non diversamente stanno le cose con la libertà politica: se le tensioni sociali sono tenui, la libertà conduce a un ragionevole equilibrio degli interessi; se però i contrasti sono poderosi e la lotta dei .partiti si trasfoTma nella lotta delle classi per la propria esistenza, allora la libertà non conduce più a quella situazione, che noi sentiamo come forma di vita democratica, essa conduce alla lacerazione, all'arbitrio ed infine alla dittatura del partito più forte. ' La stessa cosa vale per la libertà delle nazioni. Dopo 1150 anni di lotte per le libertà nazionali, ancora un terzo della umanità vive sotto ammini237

strazioni coloniali straniere; un sec0ndo terzo, benchè politicamente indipendente è la posta del gioco degl'interessi delle grandi potenze; l'ultimo terzo si lacera in lotte per la conquista del ruolo del popolo dominatore del mondo. Sul piano politico la libertà conduce alla dittatura, sul piano economico al monopolio, sul piano internazionale all'imperialismo. Il proiblema della libertà moderna è un problema di calcolo, che non riesce perchè i dati sono falsi. La concezione moderna della vita eleva l'uomo a scopo autonomo; essa lo estrania da quelle finalità, che equilibrano individuo e società, libertà e necessità. L'orgoglio prometeo domina lo svolgimento della cultura occidentale dalla fine del XV secolo. Dopo le sue grandiose conquiste esso volge oggi verso la fine. Esso potè essere fecondo di conquiste perchè la società viveva nel profondo ancora delle istituzioni e tradizioni del passato cristiano - questo patrimonio ereditario è oggi consumato. Oggi, al seguito della libertà, erompono l'ar:bitrio, l'avidità di potere, la barbarie confermando la predizione di S. Agostino: « pace e liberE "2-1Sca Gino Bianco tà non sono possibili, finchè noi abbiamo per scopo noi stessi ». Il terrore della libertà ci ha assaliti. Noi vogliamo la sicurezza anche a costo della libertà. La libertà è autodissoluzione, se al disopra di lei non sta uno scopo comune. Questa idea è l'origine delle aspirazioni socialistiche delle masse nel nostro tempo: « della corsa in avanti » come la chiama Shaw. Le conquiste del singolo hanno effetti distruttori, se esse non sono subordinate a una finalità superindividuale. Per l'etica immanentistica questo scopo superindividuale può essere solo la società. Essa è il surrogato della determinazione trascendentale dell'uomo. Essa deve ridare all'uo.mo il terreno sotto i piedi, scopo e valore. Intorno ad essa si sviluppa un surrogato di religione con tutti i simboli: culto della bandiera, rigido dogmatismo, obbedienza cieca, persecuzione degli eretici, ·ispirata dall'idea della redenzione del mondo e collegata con ·una specie di escatologia sulla necessità storica di tale svolgimento. Questo è il fondamento del fanatismo politico moderno che è simile al fanatismo religioso dei secoli passati.

Il socialismo attinge la sua forza vitale da questa idea; le conquiste sociali sono possibili solo se l'individuo è inserito in un ordinamento. Gorki ha descritto in maniera insuperabile la miseria spirituale del « deraciné » nel suo articolo sulla « distruzione della personalità ». Fin qui la critica socialista della società coincide con quella cristiana. Tuttavia la società è solo uno scopo immanenUstico; essa stessa a che serve? A questa demanda il socialismo ha solo questa risposta: al suo proprio sviluppo e potenziamento. Esso limita lo scopo finale alle conquiste sociali o elevando l'uomo operoso a portatore di cultura - ne scaturisce la morale di classe - o considerando come popolo eletto l'uomo di una determinata origine - ne sorge la morale razzista - o assegnando a priori alla propria nazione il dominio del mondo - ne scaturisce la morale della forza -. Quaiì sentimenti di insoddisfazione provochi nello stesso socialismo questa morale im-manentistica, è dimostrato dagli sforzi tendenti a trasformarlo da un programma di riforma sociale in un sentiBiblioteca Gino Bianco mento della vita, affinchè lo slancio del movimento non si paralizzi nell'ingranaggio organizzativo, nella disciplina di partito e nell'uniformismo dottrinale. Secondo la dottrina tomistica l'etica individuale e sociale scaturiscono dalla determinazione metafisica dell'uomo. I valori, che egli deve realizzare. sono in parte valori personali, che si devono attuare al di fuori della comunità, in parte valori sociali, che possono essere raggiunti solo nella società. I due gruppi di valori sono egualmente originari, egualmente inalienabili. Questa scala di valori, completamente diversa, è la ~agione per cui i movimenti sociali e politici moderni del conservatorismo, del liberalismo, del socialismo e del nazionalismo si avvicinano spesso moltissimo alla dottrina sociale cattolica, senza mai coincidere. Anche quando le misure, che i due movimenti ,propongono, sembrano coincidere, rimane sempre una sòttile differenza, che riaffiora appena vengono in discussione questioni di principio. Le due parti eviteranno malintesi se esse saranno consapevoli di queste differenze. Per esem239

pio un cattolico non può approvare lo stato totalitario, malgrado esso sotto parecchi punti di vista corrisponda alla fede cristiana nell'autorità. E-gli non può condividere il I mito democratico del liberalismo borghese, benchè l'ideale della personalità di quest'ultimo abbia tratti comuni con la dottrina cristiana della persona. Egli non può· essere marxista, benchè le esigenze di politica sociale del socialista coincidano con i doveri dell'amore cristiano. In ultima analisi egli rimane nel suo isolamento politico, p~rchè il « suo regno non ~ di questo mondo ». JOSEF DOBRETSBERGER da « La Politica Sociale Cattolica al bivio » Lettera dalla Ger·mania La fine degli «smantellamenti» delle fabbriche, l'abolizione dei controlli sulle industrie e la produzione del carbone e dell'acciaio, la sagace e comprensiva politica della Confederazi,one del lavoro che, pur essendo dominata dai social-democratici, non ha mai fatto una opposizione di principio al Governo, ed il lavoro indefesso di « un popolo di castori»: ecco altre spiegazioni del «miracolo». Ed ecco perchè la Germanit1. stq, riconquistando un mercato internazionale dopo l'altro; ecco perchè oggi il marco, quasi alla pari con il franco svizzero, è fra le monete più stabili in Europa. Il bilancio sociale del Governo dovrebbe poter essere firmato ad occhi chiusi anche dagli oppositori social-democratici. A chiusura di una legislatura, durante la quale sono state pronunciate 13 milioni di parole e redatte 14 mila pagine di protocolli parlamentari, Adenauer ha rivolto un saluto ai deputati dicendo: « I o sono sicuro che ci rivedremo tutti qui fra tre mesi». E' un augurio al quale gli onorevoli uscenti vorrebbero credere; ma gli esperti già. sanno che (e direzioni dei partiti hanno deciso di tagliare molti « rami morti ». Così in questo Parlamento il numero dei deputati che, direttamente o indirettamente, aveva appartenuto alla « Resistenza » contro il nazi,- smo era di circa un terzo; nel nuovo Parlamento sarà considerevolmente minore. Dai giornali. Bit 240 :i Gino Bianco

Uno studio di Olivetti STATOE SINDACATI Quale è il rapporto tra Statò e Sindacati? In Gran Bretagna (e vien fatto ancora una volta di am1nirare il provvidenziale sviluppo delle istituzioni e situazioni politiche anglo-sassoni, nel loro assumere forme originali che si usa chiamare empiricamente forse perchè non si conoscono le leggi complesse che lo giustificano) l'origine eterogenea del « Labour Party » garantisce un conveniente rapporto, quando è al Governo, tra le << Trade Unions » e lo Stato. Infatti il << Labour Party » fu all'origine costitiuto dalle « Trade Unions », forti di 500.000 organizzati, dalle Cooperative, e dai gruppi socialisti con solo 70.000 iscritti e costituiti da pensatori, politici e intellettuali. La sua forza interiore rimase perciò nelle << Trade Unions », e oggi un antico minatore siede al << Foreign Office ». Nelle democrazie continentali, le forze politiche socia2 iòteca Gino Bianco ' ADRIANO o:L1lVETTI fondatore di « Comunità » studioso di problemi sociali. liste, spesso teoriche o inefficienti, prevalsero su quelle del lavoro. Perciò i Sindacati, esclusi da una vera partecipazione al governo dello Stato, pren1ono dall'esterno come potere ostile e separato. Si è giunti così, anche per altre congiunture, ad una condizione di cose inorganizzata, caotica che dimostra, per il grave disordine che apporta sul meccanismo sociale, l'urgenza di stabilire nuovi e più armonici rapporti tra Stato e Sindacato. La soluzione del problema consiste anzitutto nell'individuare alla origine un aspetto dualistico delle manifestazioni sociali e spirituali della persona. Queste devono avere un primo campo di attività libero che si attua e si svolge 241

nella società e che garantisce la libertà della società &tessa; una seconda attività deve assun1ere un aspetto politico affinchè la libertà sia sociale. La partizione E veniamo ora a chiarire, nel campo sindacale, co1ne praticamente può avvenire questa partizione. I Sindacati, le Leghe, le Camere del Lavoro fanno della politica in quasi tutti gli Stati, perchè il problema teoricamente accettato della loro indipendenza, della loro apolicità non è risolvibile sino a che non si comprenda che deve essere data vita senza sopprimere i Sindacati e in collabora"' zione con questi, a una seconda manifestazione istituzionale di quelle stesse forze che crearono i Sindacati stessi e cioè le forze del lavoro. (Questo concetto portato agli estremi dai teorici del sindacalismo, fu accettato empiricamente dai corporativisti: indi il loro preteso tentativo di inserire il Sindacato nello Stato; ma in un sistema in cui le libertà politiche erano soppresse e in cui, anzichè distinguere e scindere il Sindacato libero dall'influenza delle forze del lavoro nello Stato, si creò un tutto uni8·1b 242 G' s· 1no 1anco co, il Sindacato organo dello Stato e servo del partito). Il lavoratore, nella nostra Comunità, partecipa della vita del proprio Sindacato designando le persone di propria fiducia nell'organismo che deve proteggere << nella società » i propri legittimi interessi di fronte ai singoli organismi economici privati o di diritto pubblico. E sin qui nulla di nuovo; è la situazione di ogni Paese libero e democratico. Ma nelle forme politiche ordinarie appena si pone all'operaio la questione di votare il proprio rappresentante politico nella formazione del Parlamento e quindi del Governo, in altre parole della partecipazione alla creazione dello Stato, nasce la confusione e il disordine che abbiamo dianzi avvertito. · Il cittadino lavoratore Il cittadino .lavoratore, infatti, può dare la sua pref erenza a una persona co1npeten te · nelle cose sin da cali, atto veramente e quasi esclusivamente a proteggere e difendere in modo diretto e coerente i propri interessi economici. In questo caso egli opera una « ripetizione >> del proprio sindacato, certamente non inutile allo stato attuale delle cose, ma non

atta a tener conto degli altri valori in cui lo Stato deve esprimersi per attuare una autentica civilt~. Se così non fa, egli è costretto a votare per una personalità dotata di competenza generica o competente in altro ran10 della politica. In questo secondo caso ·egli rischia di far perdere quel punto di contatto, quella possibilità di relazione, quella necessità di informazione in virtù della quale il proprio rappresentante potrebbe ~are una efficiente politica sociale e ciò nella misura che il << diaframma » tra persona e Stato operato dai partiti, vorrà consentirlo. La ordinaria democrazia non ha quindi risolto il problema e lascia all'avventura, al caso, alla irresponsabilità dei partiti politici la giusta soluzione. I partiti di massa ritengono di aver soddisfatto questa esigen~a quando includono nelle liste politiche un piccolo numero di organizzatori sindacali che per la attività esplicata possono godere la fiducia e la simpatia della classe lavoratrice. La generazione vivente occupa un'epoca della storia, nel breve giro di una generazione si sono susseguite più lotte e rivolgimenti, che 'f)1'ima nei secoli. Da ragazzi noi vivemmo nel mondo borghese prima del 1914, due guerre mondiali hanno totalmente mutato lo stile di vita. L'epoca tra le due guerre fu piena di fermenti. L~ idee odierne per la ricostruzione d'Europa sono povere e spesso composte con materiale antico. Noi non abbiamo ancora trovato l'equilibrio. Se solo la società fosse il contenuto della nostra vita, se si trattasse solo di rendere l'uomo quanto è più possibile senza dolori e senza apprensioni in questo mondo, noi dovremmo rinunciare al nostro sforzo. Noi ci siamo lasciati troppo a lungo ingannare dalle immagini fallaci del progresso, dell'umanità, della felicità per il più gran numero - noi siamo saliti su attraverso una piramide di scheletri per 'f)1'ecipitare alla fine nella più spaventosa miseria. Ciò che noi nel migliore dei casi possiamo raggiungere è di mitigare il dolore, l'odio, l'ingiustizia ma non il superamento del male. da « La Politica Sociale Cattolica al bivio». 243 Biblioteca Gino 8janco

La legge sindacale l' articolo 39 dellaCostituzione Al convegno nazionale di studi sindacali - svoltosi a Roma - il Prof. Maranini ha presentato, assieme al Dr. Marzotto, una comu~ nioazione in difesa deUlia organizzazione pubblica della categoria professionale. Su tale interessante comunicazione - rielaborata per la nostra Rivista alla luce· dei · dibattiti svoltisi nel convegno - siamo lieti di poter richiamare l'attenzione del lettore, convinti, tuttavia, che l'originale costruzione non sia del tutto comp'1.tibile con l'art. 39 della Costituzione (da << Rivista di Diritto del Lavoro >>). La tendenza al decentramento législativo. 1. - La elaborazione di una legge sindacale, che concreti in modo soddisfacente le affermazioni di principio contenute nella Costituzione, ha dato luogo a perplessità e dif2 .. ,teca Gino Bianco ficoltà, soprattutto in quanto è sembrato difficile conciliare, nel quadro della democrazia, il principio della libertà e pluralità sindacale con il principio della obbligatorietà dei contratti collettivi per la intera categoria. Tali difficoltà e incertezze nascono in primo luogo dal fatto che non si è tenuto sempre presente il fenomeno fondamentale di trasformazione giuridica dal quale sorge, insieme a molti altri, anche il problema del contratto collettivo obbligatorio per la intera categoria: la tendenza a decentrare .il processo di produzione della norma, in modo da ottenere la maggiore identificazione possibile fra i produttori della norma e i destinatari della norma medesima. Tendenza nella quale è da riconoscere un progresso tecnico della organizzazione giuridica, e nello stesso tempo una più

sostanziale garanzia di effettiva democraticità del processo normativo. La tendenza al decentramento si manifesta oggi in varie direzioni: nella direzione territoriale, come nella direzione professionale. Ma il fenomeno è ideritico. Non più lo Stato dà direttamente la sua legge a tutti, non più opera direttamente con la sua legge la trasformazione d1 tutti i conflitti di interessi in rapporti giuridici. Dove è possibile, consente che sorgano meccanismi attraverso i quali gli interessi omogenei possano esprimere essi stessi la loro legge. In alcuni casi crea addirittura questi meccanismi; in altri casi li riceve dalla realtà sociale; in alcuni casi .questi meccanismi riflettono il dinamismo di gruppi di interessi omogenei in ragione territoriale (regioni); in altri casi in ragione professionale (sindacati). Se questi meccanismi sono tecnicamente effi - cienti, è probabile che siano più sensibili e più adeguati al raggiungimento dell'optimum -nella composizione degli interessi, di quel che non potrebbe essere il grande indiscriminato meccanismo legislativo centrale; e se questi 1neccanismi sono sinceri, è anche probabile che consentano di infondere nel processo normativo un maggior contenuto di autogoverno e quinBiblioteca Gino Bianco di di democrazia, realizzando, come si diceva, una maggiore identificazione fra i produttori e i destinatari della norma giuridica. La tendenza al decentramento legislativo si afferma di pari passo con la tendenza all'ampliamento progressivo e , rapido della sfera dello Stato e ne costituisce un contrappeso e un correttivo. Ma il decentramento non può spezzare l'unità dell'ordinamento giuridico statuale: e perchè non la spezzi è necessario e sufficiente che rimanga sempre ben ferma la subordinazione gerarchica delle norme di produzione decentrata, in confronto alle norme di produzione centrale. Lo Stato fa sue le infinite possibilità della legislazione decentr.ata, senza però abdicare. Dove la legislazione decentrata non funziona, provvede la legislazione centrale; dov~ la legislazione decentrata si rivela non solo sensibile, ma troppo sensibile agli interessi di gruppo o di sezione, la legislazione centrale riafferma il suo imperio e ristabilisce l'equilibrio. Se questo principio fondamentale ~on fosse tenuto fermissimo, il decentramento legislativo degénererebbe in anarchia legislativa e l'unità dello Stato moderno, così faticosamente conquistata, minaccerebbe di dissolversi. 245 I'

I Il contratto collettivo di lavoro e la garanzia della democraticità del suo processo di formazione. 2. - Il contratto collettivo, obbligatorio per l'intera categoria, è, dunque, l'espressione di una tendenza evolutiva generale: e perciò non meraviglia il fatto della sua sopravvivenza al naufragio della legislazione fascista. Da un lato l'importanza fondamentale dei rapporti di lavoro rende impossibile il ritorno ad una disciplina puramente privatistica dei medesimi; d'altro lato non si vede come si potrebbe pervenire in questo campo alla formazione democratica di norme imperative per tutta la categoria, e cioè di diritto pubblico, se non demandando tale attività alle stesse categorie interessate. Nel momento, però, nel quale il contratto collettivo si distacca dalla sua origine privatistica e diventa in sostanza un modo della legislazione, sorgono due preoccupazioni fondamentali: a) La prima - già accennata - è che le norme così prodotte si trovino in armonia con tutte le altre norme dell'ordinamento giuridico statuale nel quale vengano Bi 246 .aGino Bianco sussun te. Fino a che i contratti collettivi si attuavano nel quadro del diritto privato ed erano, quindi, validi solo per coloro che vi consentivano col fatto di · appartenere alla associazione che li stipulava, una tale preoccupazione non sorgeva. Ma nel momento nel quale lo Stato con la sua forza coercitiva impone ad una intera categoria il contratto collettivo, evidentemente fa sue le norme in esso contenute, e si pone allora il problema della armonia e univocità delle norme che formano parte di un medesimo ordinamento. Occorre, dunque, - come si è veduto - affermare il principio, valido del resto in linea generale, della necessaria superiorità gerarchica delle norme prodotte dagli organi legislativi centrali, in confronto a tutte le norme prodotte attraverso forme di legislazione decentrata. L'esigenza della difesa dell'unità giuridica è così soddisfatta dai principii relativi alla ger~rchia delle norme. E non sembra da accogliere il rimedio proposto da chi vorrebbe fare intervenire nella formazione del contratto collettivo, insieme alla volontà delle opposte rappresentanze, anche la volontà dello Stato. In tal caso il contratto collettivo cesserebbe di essere un

( modo di legislazione decentrata, e perderebbe tutti i vantaggi che la legislazione decentrata può offrire. Se la volontà dello Stato dovesse intervenire nella formazione del contratto collettivo, inevitabilmente finirebbe col prevalere sulle volontà delle opposte rappresentanze: e in luogo di un decentramento legislativo, avremmo una far- . mazione amministrativa delle norme cosidette collettive. Secondo noi, invece, la volontà dello Stato può segnare con le sue leggi i limiti entro i quali può svolgersi la formazione della norma collettiva; può colmare, sempre con le sue leggi, le lacune di quella formazione; può correggere, ancora con le sue leggi, le deviazioni di quella formazione. Ma il modo normale di formazione di quel Cose d'Islanda tipo di norme deve rimanere l'incontro delle volontà delle opposte rappresentanze, senza nessuna interferenza statale. b) La seconda preoccupazione riguarda la garanzia della democraticità del processo di formazione della norma. Nella fase privatistica della formazione del contratto collettivo, evidentemente, almeno in teoria, ognuno non faceva che disporre del proprio diritto. Ma nel momento nel quale si entra nella fase pubblicistica e la norma acquista forza imperativa anche per chi non ha consentito alla sua formazione, diventa assolutamente vitale, se dobbiamo rimanere nel quadro della democrazia, assicurare, con tutte le garanzie che l'esperienza democratica ha elaboDa quando l'Islanda si è svincolata dalla Danimarca, diventando completamente indipendente, · malgrado conti una popolazione di circa 135 mila abitanti, riferisce l'Agenzia « L' Informazione», non ha sentito il bisogno di crearsi un esercito, perèhè la difesa del suo territorio è garantita dagli Americani; non ha ritenuto di creare un Corpo di Polizia e di Vigili Urbani, perchè ogni cittadino è autorizzato ad arrestare chi violi la legge penale, e si dimostra talmente disciplinato da non aver bisogno di tutori dell'ordine. 247 Biblioteca Gino Bianco I

rate, la più sostanziale rispondenza della norma alla volontà almeno della maggioranza degli appartenenti alla categoria per la quale è valida. Se la formazione del contratto collettivo, cioè, è un modo di legislazione decentrata, non vediamo come si potrebbe impunemente trascurare di applicare anche in questo campo dell'attività legislativa quelle stesse garanzie di democrazia sostanziale che sono pacificamente ritenute essenziali in ogni altro campo dell'attività legislativa, decentrata o meno. Che cosa si direbbe se qualcuno proponesse di eleggere i deputati al parlamento o i consiglieri comunali senza la formazione preventiva di regolari liste elettorali, e senza che lo Stato, con l'organizzazione dei seggi elettorali, con la vigilanza delle urne e delle cabine, ecc. si rendesse garante della libertà e segretezza del voto? E peggio ancora, che cosa si direbbe se gli organi chiamati a fare le leggi dello ,stato venissero formati in un qualsiasi modo diverso dalla consultazione elettorale della totalità dei cittadini? O se gli organi chiamati a fare i regolamenti comunali venissero formati in un qualsiasi modo diverso dalla consultazione elettorale della to- ( E 248 ca Gino Bianco talità dei residenti nel comune? E perçhè gli organi chiamati a fare le norme valide per la categoria professionale non dovrebbero formarsi attraverso la consultazione elettorale della totalità degli appartenenti alla categoria? L'anagrafe del lavoro 3. - La preoccupazione di assicurare la democraticità del processo formativo della norma valida imperativamen-. . te per la categoria, è stata giustamente dominante ìn tutti i dibattiti preliminari fin qui svoltisi, e .ha determinato la prevalenza di una corrente di pensiero la quale esige che « il contratto collettivo abbia efficacia obbligatoria ed automatica solo quando la rappresentanza unitaria dei sindacati stipulanti, raggiunga una percentuale superiore al cinquanta per cento degli appartenenti alla categoria» (principio cosidetto del « quorum»). Una tale esigenza presuppone un esatto e aggiornato accertamento degli appartenenti alla categoria, e pertanto, la esistenza di una anagrafe dei lavoro; presuppone poi un controllo sull'effettivo numero degli iscritti, sulla democraticità 1 degli statuti dei sindacati, e inoltre sull'effettivo rispetto di tali

statuti, cosi da consentire la fondata presunzione che la volontà delle rappresentanze sindacali esprima quanto meno la volontà della maggioranza degli iscritti ai sindacati stessi. Sembra perfino superfluo il ripetere che da ognuno di questi presupposti non si può assolutamente decampare, senza abdicare irreparabilmente all'essenza della democrazia in un campo così: delicato e vitale. Le difficoltà pratiche della organizzazione di una anagrafe sindacale sono forse considerevoli: ma non insuperabili. E se insuperabili fossero, allora evidentemente si dovrebbe rinunciare alla obbligatorietà per la intera categoria dei contratti collettivi: poichè non si potrebbe mai accettare che norme valide per una intera categoria, assistite da tutta la forza coercitiva dello Stato, possano venire formate da piccole oligarchie di organizzatori professionali e di politici, senza nessuna possibilità di efficace difesa da parte della categoria interessata. Nè d'altra parte l'esistenza di una anagrafe del lavoro anche perfetta costituirebbe da sola una garanzia sufficiente, se poi non fosse efficacemente controllata la democrazia interna dei sindacati.' L'imposizione del « quorum » sarebbe, dunque, una garanBiblioteca Gino Bianco zia assolutamente insufficiente, e insieme una violazione dell'art. 39. Garanzia insufficiente,. poichè anche nella ipotesi di una perfetta democrazia interna dei singoli sindacati, potrebbe sempre darsi che solo una lieve maggioranza dei loro iscritti fosse favorevole a un determinato contratto collettivo: in ipotesi il 51°/o del 5p>/o; cioè poco più di un quarto degli appartenenti alla categoria, potrebbe, dunque, nonostante tutto, imporre un contratto collettivo alla intera categoria. D'altra parte tale insufficiente garanzia della demoera tic i tà del processo formativo della norma sarebbe, tuttavia, difficilmente conciliabile con il testo costituzionale. Difatti, l'art. 39 dice eh~ i sindacati registrati, rappresentati unitariamente, possono formare il contratto collettivo. « Possono », dunque hanno facoltà: e se la costituzione concede loro questa facoltà, semplicemente in quanto sindacati registrati, come possiamo con la legge, senza modificare la costituzione, subordinare tale facoltà alla esigenza di un quorum? L'esercizio di un diritto subbiettivo concesso dalla costituzione a un tndividuo o a un ente, come può venire impedito con l'esigere condizioni imposte dalla legge, e non dalla costituzione stessa? 249

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