Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 2 - mar.-apr. 1953

larga messe di operosità feconda e motivo di n1editata fatica. Ciò che è fondamentale, per queste ci vili scelte, è di non dimenticare mai cl1e ogni n1iglioramento del livello di esistenza e di benessere del Paese non si ottiene durevolmente che attraverso un aumento progressivo del dividendo reale nazionale: il problema produttivo e le variabili che lo condizionano devono quindi trovare sem- . ' . pre p1u ampia conoscenza, accanto a quelli della distribuzione e del migliore uso dei vantaggi offerti ai lavoratori da un ambiente più efficiente. Stia.mo poi oggi sottolineando una tappa importantissima, quella non soltanto di un riconoscimento del valore materiale del lavoro, ma anche del pieno riconoscimento del suo valore n1orale: presupposto della odierna sempre più ampia ricerca di un miglioramento delle << relazioni umane » all'interno dell'impresa, ricerca alla quale si devono accingere lavoratori ed imprenditori nel libero clima di pattuizione sindacale consentito dagli istituti democratici. L'azione sindacale potrà dunque evolversi nella duplice direzione della resistenza combinata e dell'educazione. Biblioteca Gino Bianco D'altra parte, il progresso sociale cui dobbiamo mirare non si riferisce esclusivamente a quel quarto della popolazione che è sindacata. Occor- _re che l'opi~ione pubblica e gli uomini di Stato si preoccupino di un altro terzo della popolazione, il quale costituisce il gruppo degli << economicamente deboli>> e ha maggior bisogno di intervento lungi1nirante ed amoroso da parte della collettività. Di qui l'importanza di una politica sociale ad ampio raggio che agisca seriamente come correttrice di effetti cumulativi negativi, come quelli che si producono tra indigenza e ignoranza, tra povertà e malattie, tra miseria e disoccupazione. Oggi in tutti i paesi dèl mondo si pongono, accanto al generale riconoscimento della necessità di un rapido progresso sociale, due problemi: con quale ritmo e in qual senso si può progredire? Alla saggia e non avara soluzione di siffatti problemi è legato senza dubbio nel prossimo mezzo secolo l' avvenire del mondo. ROBERTO TREMELLONI (da« La Stampa» del 1° maggio 1953). 115

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