Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 1 - gen.-feb. 1953

Un caso tipico, quello di Portorico, occupato da,gli Stati U·niti nel 18-98, in quell'epoca, l'isola è stata divisa in .piccoli appezzamenti di 12 acri di media, destinati alla produzione degli alimenti; nel 1938 la superticie destinata alle colture di esportazione (caffè, tabacco, zucchero) era tre volte superiore a quella delle colture alimentari (mais, fagioli) e la miseria alimentare le fece meritare il sopran - nome di « Hong-Kong dell'America ». Abbiamo visto che gli stessi motivi (economia di grandi piantagioni bas•ata sulla produzione di derrate coloniali per l'esportazione) spie,gano in gran parte la miseria alimen tare dell'Africa. Quanto all'Africa, dove altri fattori ( clima molto secco, · inondazioni sovrapopolazione), contribuiscono alla care~ia endemica, lo stesso colonialismo mercantile vi ha giuocato il suo ruolo; nell'India le migliori terre non sono rise·rvate alla coltura del cotone? L9azlone dei potenti ·con lo stesso dominio economico, l'azione delle ,grandi potenze, ha contribuito a mantenere il regime di carestia opponendosi all'industrializzazione che avrebbe tolto loro dei clienti (in Cina, nella Biblioteca Gino Bianco India, dove l'Inghilterra rovina metodicamente l'industria indù, concorrente pericoloso per il tessile del Lancashire, aumentando così la miseria). La grande proprietll. Infine, in diversi paesi, il regime della .grande proprietà ha creato un proletariato agrario duramente sfruttato: in Argentina, nella provincia di Buenos Ayre~: 320 famiglie possiedono il 40 O/o delle terre. La media -delle proprietà è di 62.000 acri (28.000 ettari) in Asia, dove prima del 1948, il proprietario e l'intendente prelevavano il 70%. Notiamo che lo stesso sisiema, sopravvivenza del feudalismo agrario,. esisteva ancora recentemente in Ungheria, dove prima del 1'946 il principe E$'Zterhazy possedeva 300.000 acri ( 120.000 ettari); esiste ancora nell'Italia del Sud, dove sii trovano i più grandi proprietari (2.000-4.000 ettari) e il più basso livello di ,vita. Conclusione La gravità della situazione alimentare di vaste zone del mondo, come si rileva dal libro di J. de Castro, non dovrebbe esrere messa in dubbio. II primo dovere dei governi, evidentemente, è di aiutare i paesi insufficientemente sviluppati, perchè, indipenden-

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