formulato dallo scrivente con dati di fatto raccolti con serietà, dà un'idea abbastanza precisa della capacità produttiva dell'apprendista durante il periodo di tirocinio professionale, che, mediamente, non è mai inferiore ai 5-6 anni. Il secondo specchietto indica qual'è il costo finale per ora lavorata di un operaio qualificato e di un apprendista durante il periodo noviziale. Il terzo specchietto fornisce invece un confronto di costo e rendimento della mano d'opera giovanile ed adulta. Da detto confronto risulta evidente l'impiego antieconomico ai fini produttivi della mano d'opera minorile, specialmente nei primi anni di tirocinio. Difatti, un ragazzo di appena 14 anni deve percepire, in forza di accordi sindacali, un salario che si avvicina al 50% di quello percepito da un operaio qualificato, mentre il rendimento raggiunge raramente il 25%. Questo non è tutto; per ottenere lo stesso volume di lavoro occorrono almeno due unità giovanili, il che significa impegnare due macchine o due attrezzature con relativo doppio spazio, doppio consumo di energia. doppia probabilità di disattenzione, ecc., ecc. Se a tutto questo si aggiunge la riduzione di. attività o produttività del datore di lavoro, o di chi per esso, provocata da frequenti richieste d'interventi o di suggerimenti da parte dell'apprendista inesperto, non si è lontani dal vero quando si aff erma che la mano d'opera giova8·1 54 G. s· ca 1no 1anco ' riile costa il doppio di quella qualificata. Quest'analisi demolisce perciò la posizione assunta dalla « CONFINDUSTRIA » contro lo invocato provvedimento della esenzione dei contributi per i giovani dai 14 fino ai 20 anni, perchè il medesimo non può .assolutamente generare pericolose situazioni concorrenziali in quanto il distacco fra i due costi è troppo rilevante per essere annullato. · Le grandi industrie questi conti li sanno fare, e bene; lo dimostra il fatto che pur avendo possibilità di utilizzare, con maggior profitto, mano d'opera giovanile in lavori ripetibili o di facile apprendimento, non ricorrono ad essi, confermando tacitamente l'antieconomicità dell'impiego. Riassumendo: la « CONFINDUSTRIA» per pararsi da un provvedimento che ·potrebbe riversare su tutto il capitale, il costo della formazione di maestranze qualificate, oggi sopportato in prevalenza dalle industrie minori, cerca di difendere una situazione che le conviene, sostenendo, senza convinzione, che il problema dell'apprendistato può essere risolto solo con norme generali a carattere didattico. Darebbe invece prova di maggior sensibilità sociale e morale se appoggiasse l'invocato provvedimento, suggerendo al Governo di migliorare i costi di gestione degli Istituti Previdenziali per compensare la riduzione d'introiti, che l'esenzione richiesta comporta.
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