Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 1 - gen.-feb. 1953

Tomrriaso, ai non proprietari un preciso diritto di appropriarsi dell'altrui superfluo in caso di necessità. Tale citazione ha valore benissimo sull'argomento del risparmio, a pieno conforto della tesi sostenuta. I dottori scolastici, inoltre, hanno fissato tutti in modo incontrovertibile, il concetto che i beni temporali non possono essere attribuiti a questo o a quell'uomo, ma alla collèttività umana: « natura producit ad sucurrendum humanae indigentiae, et non isti solum vel illi » (Buridan: Quaestiones sup. lib. polit.: lib, 2, q. 2: de rerum divisioni bus). E' un latino così chiaro da non richiedere alcuna volgarizzazione. Ma si può aggiungere ancora: la conseguenza del dogma della Creazione è che il Creatore è il padrone unico ed esclusivo di tutte le creature, perciò anche dei beni temporali. Ne risulta che il diritto terreno « cli proprietà » ( dico proprietà per rneglio intenderci nella attuale terminologia) non può essere altro che un diritto di « uso » della proprietà, che essendo di Dio, da Dio, padre di tutte le creature umane, fu destinata per tutti gli uomini, suoi figli. Usulruttuarl,non proprietari Gli uo1nini non sono perciò che degli usufruttuari e amministratori di questa proprietà in quanto collaborano nella produzione dei frutti: tale proprietà dev'essere a1nministrata ed usata secondo gli Scolastici in 40 Bib11otecaGino Bianco modo che rechi beneficio per tutta la collettività. Si collega direttamente a auesti concetti quello di Stato. Secondo la genuina ed ortodossa dottrina cattolica, lo Stato, rappresentante giuridico della collettivi- - tà, deve curare che l'esercizio della proprietà non sia solo in funzione del bene dei singoli, ma del bisogno comune, e si autorizza perciò lo Stato a provvedere, ove occorra, a sanzioni, sino alla espropriazione per utilità o necessità sociale. Cosa si deve concludere? Qui richiamo gli amici ad una conclusione. Si è dimostrato come il risparmio sia una funzione della collettività, si è dimostrato come l'attuale ordinamento capitalistico è contrario alla morale cristiana, che il giusto intendere dei beni terreni, largitici da Dio, è che onesti sono destinati alla collettività; ne viene perciò che la discussione verte esclusivamente sul come « usare » e « a1nministrare » questi beni. Orbene io ritengo che è per/ ettamente consona alla etica cattolica, e tutt'altro che contrastante, la impresa collettiva. Le imprese collettive daranno mezzi per la costituzione di provvidenze collettive. Lo Stato avrà una funzione di disciplinamento di queste imprese collettive, nel senso indicato dalla dottrina cattolica, impedendo lucri . illeciti, e curando il bene comune. I ,;

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