Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 1 - gen.-feb. 1953

tidue anni prima, nel 1869, in ttn congresso di operai, affermava che le associazioni degli stessi erano state fondate per raccogliere i risparmi dell'operaio affi,nchè questi risparmi convertendosi nelle provvide11,- ze accennate da Leone XIII, giovassero per una vita conveniente degli operai. Aggiungasi ancora una constatazione. Le assicurazionidi Staio Si è osservata da molti, a proposito di assicurazioni di Stato, la insufficienza delle stess-3 per i bisogni a cui sono ·preposte. Tale insufficienza deriva dalia poca entità del denaro che si raccoglie da parte dello St""to per tale scopo, è si è proposto perciò che queste assicurazioni assorbissero, per avere meglio facilitato il compit"> lfintiera parte di ricchezza non consumata, costituita dal risparniio sul salario operaio, dall'utile sull'investimento capitalista, perchè nelle assicurazioni di Stato concorrono lavoratori e datori di opera. Tale concetto, mosso da una necessità, rien;, ..•a nella dimostrazione che si sta facendo. Riallacciandosi a quanto scrisse l'Amico nella sua «lettera», abbiamo che i frutti del lavoro devono essere dati intieramente a chi lavora; or è giusto che tutta la parte di questi frutti non consumati sia per coloro che l'hanno prodotta, per le loro necessità f amigliari e sociali, essendo compito dell'individuo non pensare solo Biblioteca Gino Bianco a sè, ma anche per il prossimo che ne ha bisogno. Orà il risparmio per essere attivo deve reimpiegarsi nella produzione, ch'è necessariamente coll~ttiva. L'Impresacollelllya E' inconcepibile tate struttura e funzione economica del risparmio collettivo nel vigente sistema capitalista, così com'è stato delineato dall'amico nostro. A che si deve riuscire per ottenere ciò: si deve soppiantare il capitalismo imprenditore e sostituirlo con l'impresa collettiva. I cattolici sociali grideranno allo scandalo, ed è qui ch'io li volevo. Rifacciamoci, non tanto alle prime comunità cristiane, nè tanto meno alle comunità monastiche, nè ad altre istituzioni figliate dalla dottrina çattolica: sono cose risapute; chiediamo invece lumi al non mai sufficientemente lodato e sommo dottore della Chiesa Cattolica, S. Tommaso d'Aquino, ai suoi seguaci gli Scolastici. Nella Summa Theologica (q. 32, art. 5 ad 2) l'Angelico dottore osserva che i beni temporali: « sed quantum ad usum non solum debent eius, sed aliorum qui ex eis sustentari possunt ex eo quod ei superfluit ». 1 Che in italiano sarebbe come dire: « il superfluo, cioè il non necessario, non appartiene all' individuo possessore di un determinato bene, ma al prossimo, cioè alla parte di collettività che ne abbisogna. Si -consentirebbe così, secondo San 39

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