Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 1 - gen.-feb. 1953

Il concettocristiano Il concetto cristiano della proprietà! Quanti sono che lo conoscono nella sua complèia espressione? Oh la ignoranza nostra, di noi del secolo ventesimo, che non siamo che dei poveri pigmei in confronto coi giganti del medioevo, della scolastica che abbiamo purtroppo sinora ignorata. S. Tom11iaso pone un solo proprietario assoluto nella terra: Dio, che tutto possiede per diritto di creazione perchè avendo Egli creato tutte le cose, tutte gli appartengono. Come il diritto di proprietà appartiene a Dio solo, cosi anche il diritto di usufrutto gli appartiene: ma questo diritto di usufrutto Egli lo concede agli uo1nini. Conseguenza di questi principi è che l'uomo non può disporre a proprio talento, a proprio capriccio dei beni terreni, perchè non ne ha che l'usufrutto e quindi questi beni deve usarli in quel modo che Dio vuole ed ha stabilito. Ora Dio ha dato la terra in usufrutto all'uomo perchè ne cavi il cibo; l'uomo ha così il diritto naturale di usare di queste cose e quindi il diritto naturale di ricavarne il proprio sostentamento. Ecco quindi il concetto di proprietà cristiano: Dio solo supremo e assoluto padrone; l'uomo avente il solo diritto all'usufrutto da usare nell'ordine stabilito da Dio. Di qui si vede Bib11uL8CaGino Bianco che il concetto corrente di egoistica proprietà da godere e scialacquare senza compiere la funzione sociale distributrice ai non abbienti è un concetto pagano completamente. La proprietà cosi concepita è veramente un furto che si fa alla società perchè Dio ha devoluto l'usufrutto dei beni alla società perchè tutti possano ricavarne il proprio sostentamento, non perchè alcuni scialacquino e gli altri siano privi del necessario. La volontà di Dio a questo riguardo può venire adempita in due modi: o gli uomfni possono esercitare in comune il loro diritto di proprietà, come avviene nelle congregazioni religiose o possono dividersi questi beni in modo che ciascuno abbia modo di esercitare il suo diritto sopra una porzione di beni per ricavarne i frutti necessari al suo sostentamento. Il primo sistema sarebbe possibile solamente qualora tutti gli uomini fossero santi, accettassero il lavoro come dovere di cosciente espiazione, si spogliassero del proprio egoismo rapace, f assero in una parola quali idealmente dovrebbe essere l'umanità redenta. Può esser quindi la mèta verso cui può aspirare un'umanità più buona e più perfetta di quella che non sia la presente; ma è del tutto irrealizzqbile nelle presenti condizioni morali. Non resta che l'altro sistema, che però quando non · 35

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