Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 1 - gen.-feb. 1953

ti, ma sarebbe assurdo pensare che non debba, per naturale reazione, ingigantire in essi la volontà di accordarsi internazionalniente, di fl,nirla con un sistema da cui nascono le guerre militari ed econoniir. 1ie che li sprofondano nella nliseria. « Ed ecco la rivoluzione in marcia. La rivoluzione intra-itsta dallo scrittore torinese; una rivoluzione che s1 /arà, con o senza la Chiesa ». Un repubblicano Guido Galbiati « Va da sè che l'esposizione di un sì fatto programma abbia suscitato larghissima eco e dato la stura ad una infinità di commenti di ogni specie. Ognuno si è impadronito delle idee espresse nella lettera dell'Amico; e, stiracchiandole un pò da una parte e un po' dall'altra, tutti hanno finito per assi1n_ilarle alle proprie. Così i socialisti hanno stabilito, su due piedi, che il contenuto è socialismo bello e buono; altri l'hanno giudicàto il frutto di una mente, se non· esaltata, almeno accesa; mentre le supreme autorità della Azione Cattolica, si sono affrettate a far sapere che le idee espresse ·nel Lavoratore sono lontane dal programnia al quale devono attenersi i lavoratori cattolici. « La verità è invece più .sernplice di quanto si possa immaginare. Sono buone le dissertazioni fi,losifiche dell'Amico, e scelte bene le citazioni del pensiero dei luminari della Chiesa per arrivare alle riassunte ed . Bit .....~..ca Gino Bianco esposte conclusioni. Ciò deve però considerarsi un doveroso ed utile sforzo per convincere i terzi della bontà della lesi scelta. Sono argo1nenti di rincalzo, pezze giustificative di un certo valore in appoggio ad una verità già di per sè stessa emergente. Il centro, l'asse della questione è ben altrimenti chiaro ed evidente e può essere riassunto in pochissime righe. E' possibile parlare seria1n~nte di progresso umano quando la marcia in avanti dovrebbe arrestarsi di fronte ad una istituzione creata dallo stesso evolversi della società e che si chiama, con un termine generico, capitalismo? A parte le profonde ragioni umane che possono essere del Vangelo o del socialismo, ma che co1nunque sono di ogni idealista, il capitalis1no non è forse il risultato del perf eziona1nento della società -nioderna? Non è forse l'ultima tappa - non la mèta - raggiunta dal progresso? Dire che il capitalismo è necessario, è 29

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