Lettere ai Lavoratori - anno II - n. 1 - gen.-feb. 1953

massa lavoratrice divisa sui mezzi da impiegarsi per raggiungere lo scopo, unita in una critica negatrice e distruggitrice, piuttosto che· di un prograrnma chiaro, realizzabile che tenga conto di tutti i f cittori in azione: quelli morali e quelli economici: non lo sanno gli economisti che mi paioiio piuttosto avidi di esperienze, sempre pericolose, che non cii applicare metodi certi, divisi a seconda della passione politica più che da programmi economici: non lo sanno gli Stati che legiferano nei modi più dif!erenti a seconda degli uomini, dei tempi e dei partiti. Un mondoscompare La verità è che l'umanità attraversa un periodo di immensa incubazione: sta morendo un mondo decrepito di c-ui sussiste tuttavia l'impalcat-ura legale: non è nato ancora l' erede, di cui tuttavia si avverte l'oscura ed avanzata gravidanza: il risultato di que3to travaglio è però certo, si sa verso forme migliori e superiori di vita collettiva e sociale: i parassiti, che molti ancora sono, dovranno scomparire volenti o nolenti: più delle leggi, più degli uomini; di ciò si incaricherà la vita coi suoi imperativi sem11re più categorici. Ma l'ignoto amico della lettera pare propendere ad una risoluzione rivoluzionaria della questione, ad una unione proletaria nello interesse di affrettare l'assestamento. l'l el can1,po dell' e.conomia è però un canone ormai certo che non biso24 Biblioteca G·ino Bianco gna ostacolare i processi natu• rali e gli sviluppi spontanei delle forze economiche in azione. Ma poi, può essere il lavoratore cattolico rivoluzionario? Per quanto ciò possa scandalizzare il quietismo cattolico, io ammetto che in certi casi lo possa anche essere: generalmente però egli deve tende.re ad allearsi colle forze lavoratrici del mondo che abbiano lo stesso credo, cioè siano cattoliche, e i cui interessi non siano in collisione cogli interessi del proprio paese: in ciò una d·istinzione profonda tra le direttive del lavoratore socialista e di quello cattolico: l'antitesi è perfetta ed insanabile, anche se apparentemente sembri poters1 scomporre il fattore puramente religioso individuale, da quello economico investente la collettività. La posizione del lavoratorecattolico Certo il lavoratore cattolico, ha tutti i diritti di essere ·un attivo, ardente propugnatore del proprio miglioramento, tanto più quando esso dimostri di saper mettere sullo stesso piano dei diritti, i doveri che gli incombono: ha tutto il diritto di allearsi alle forze lavoratrici mondiali che perseguano identici ideali ed eguali finalità: non basta però negare ed agitarsi, ma bisogna che si istruisca, evolva il proprio senso di responsabilità, per poter lavorare a programmi positivi e 1•icostruttivi: quindi disciplina e preparazione.

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