mtche, ~ per nuove espertenze, di dottrine . sociali, anche se queste mantengono inalterata la loro origine etica. I o mi son chiesto dunque, riandando un pò con studi nel corso dei secoli ed al formarsi del capitalismo, se la « collaborazione di classe » è bastante per la trasformazione in senso cristiano del regime economico attuale? l .. 'usura. E mi son risposto: il capitalismo che trae la ragion d'esser dall'usura, che vive sull'usura, ch'è combattuto nel suo nascere dalla Chiesa, è perciò necessariamente anticristiano: dunque deve combattersi, deve non accettarsi nelle sue conseguenze morali. Ora la collaborazione di classe ammette implicitamente il sopravvivere della classe capitalistica, non solo ma vi porta l'appoggio della classe operaia che si traduce in appoggio economico. Perchè qui bisogna togliere le molte inesattezze che si dicono: se per collaborazione di classe s'intende collaborazione tecnica nel · processo produttivo questa già esiste, e non occorre affatto predicarla, e tentare d'instaurarla; se s'intende la negazione dell'odio di classe ed allora dobbiamo essere d'accordo che la parola collaborazione diviene un termine improprio, e questa predicazione morale di carità cristiana esula dal campo economico. Resta perciò che la collaborazione di classe non potendo essere nè l'una, nè l'altra cosa è quella economica, e si risolve nel consentire che il caBil · eca Gino· Bianco pitalismo tragga t mezzi del suo sostentamento economico, percependo un compenso non meritato, detto: dividendo, utile, ecc., e come perciò esso continui a sopravvivere. Ponendo che il capitalismo deve combattersi, questo mezzo della collaborazione non risulta quello adatto. E qui prevengo l'obbiezione che molti amici potrebbero farmi, e che un tempo io stesso avrei fatta. Ritenevo allora che l'appicazione continua dell'azionariato operaio, progressiva conquista del capitale da parte del lavoro, e dalla compartecipazione agli utili, progressiva diminuizione dei dividendi èapitalistici, avessero condotto alla eliminazione del capitale come fattore di sfruttamento da parte di non lavoratori, ed all'effettivo possesso dei mezzi di produzione, naturali e tecnici, da parte della classe lavoratrice. La esperienza ed una sonima di indagini e di osservazioni mi hanno convinto di no; e ciò anzitutto perchè le limitazioni che si sarebbero imposte a· queste applicazioni l'avrebbero impedito, e poi perchè la realtà economica si è discostata da quella dell'epoca di promulgazione della Re.rum Novarum, in quanto il capitalismo non è più il padronato, identificabile in alcuni individui straricchi, come dice la R.N ., 1na il capitalismo è il capitale, investito nell'anonima ,nel «trust», il denaro impiegato ad interesse e che quasi tutti, chi in misura larghissima e chi in misura minimissima, posseggono. Il risparmio dell'operaio va a finire nell'investimento capitalista, e da questo riceve il modesto tor629
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