Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 12 - 31 dicembre 1952

naconto nell'interesse maturato sul suo deposito alla Banca. Il capitalismo d'altronde è un fatto internazionale, lega talmente a sè, nelle singole nazioni, la finanza dello Stato da forma re quasi una sola cosa con essa, traendo da ciò un altro mezzo di vita nella speculazione dei cambi e nelle barriere doganali. Dunque la soluzione nazionale diviene impossibilie sul solo terreno economico privato, e va quindi trasportata sul terreno politico con la conquista dello Stato. La soluzione nazionale non basta, occorre la soluzione internazionale: massimamente necessaria per l'economia industriale, ed anche agricola, italiana. L'unità eu1•opea Il sogno degli amici di Parte Guelf a,di una costituzione di Stati Uniti di Europa, è anche un indice di una necessità econoniica, sentita dagli stessi' industriali, che come il noto Gualino della Snia-Viscosa, auspicano all'abolizione delle barriere doganali orientandosi dunque per un federatismo di Stati, ch'è qualcosa di più della Soctetà delle Nazioni, naufragata quasi a Locarno. Attilio Cabiati, sulla Stampa discorrendo di protezionismo doganale e delle crisi economiche a cui questo porta, arriva nelle stesse conclusioni. Ne consegue la illazione che economicamente è pure sentita la necessità di una trasformazione del regime economico attuale. Come comportarci di fronte a questa tenBib ~ecaGino Bianco . denza di trasformazione? Penso che dobbiamo essere nettamente favorevoli, non solo - ma pretendere, che sia conforme alla morale cristiana da noi professata. Qui si impone la domanda: con che mezzi si può giungere a ciò? I.a svolta Voi amici de Il Lavoratore seguendo la politica internazionale della classe operaia, avrete notato come dappertutto, e in Asia, e in America, e in Australia, e in Europa, nella stessa Africa · civilizzata, si noti una tendenza da parte dei lavoratori di non accontentarsi più del solo aumento di salario, e di restringersi nella forma chiusa e protettiva della organizzazione di resistenza, ma di cercare la conquista del mezzo di- produzione, di ottenere in una nuova economia il diritto della proprietà col diritto del lavoro. E quel che d'altronde, ci spiega Guido Miglioli nel suo recente libro Una Storia e una Idea;sì è ottenuto dai lavoratori russi nel nuovo regime federativo sovietista. I minatori inglesi, nella loro vertenza con la proposta della nazionalizzazione delle miniere, tenàono pure a ciò. Le agitazioni di Australia e della Nuova Zelanda, che sono caratterizzate da nomi tanto cari ai social-cristiani, di partecipazionismo e azionariato operaio, hanno il fine cui accennavo. Ora se ben esaminiamo la sostanza di questi movimenti che assumono diversi nomi (noi troppo spesso ci siamo limitati

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