Lettere ai lavoratori - anno I - n. 11 - 30 novembre 1952

co del partecipazionismo in tegrale le avvierà in un secondo tempo verso forme cooperative ancora celate in grembo al tempo. Noi stabiliamo dunque questo principio: o cooperazione, o partecipazione delle aziende non familiari: e abbiamo la pretesa che la legge e più ancora la pra tioa organizza ti va e sindacale e l'opinione pubblica favoriscano questa trasformazione. Che sarà graduale, civile, progressiva (lo sappiamo: la natura e l'economia non fanno salti), ma che sarà, perchè è il portato ineluttabile dellia civiltà. Ed è sotto questa luce ben più ampia ed * aperta che noi en unci3mo il principio ed annunciamo l'avvento di questa grande I_dea, che la burocratica mentalità del cav. G. Giolitti rivesti delle seguenti parole: « Dove il prodotto è distribuito fra i lavoratori, ivi lo sciopero e la lotta di classe non hanno più ragione di esistere ». Eccellenza, con queste parole Ella ha fatto l'elogio funebre di due grandi morti: il capitalismo e il socialismo; e ha tenuto a battesimo la società sindacale cristiana di domani. (da « Il Domani Sociale» del 24 aprile 1921). Cronache del passato Democratici cristiani e tt • • crum1ragg10,., N è crumiraggio nè assenteismo dalle lotte del lavoro erano tollerati. Tipico fu il caso del celebre sciopero degli scaricatori di porto di Genova, che ebbe poi per conseguenza la caduta del ministero Saracco. I nostri si erano prestati all'organizzazione di « lavoratori liberi » chiamati anche dalle campagne vicine, che sostituissero gli scioperanti. Avutane notizia, telegrafammo disapprovando vivacemente; e le calate del porto furono disertate subito anche dai lavoratori liberi. (da « ~emocrazia Cristiana» di Romolo Murri). 624 B....,." ."..:a Gino Bianco

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