Lettere ai lavoratori - anno I - n. 11 - 30 novembre 1952

inclusi a seconda cìelle condizioni particolari in cui si trova. Ma a parte questa mezza esposizione e mezza critica del passato, quello che conta oggi, è di esaminare la situazione esistente. ILe spe1•eqoazioni E per riassumere: Abbiamo ditte con date paghe orarie senza o quasi senza cottimo. Ne abbiamo di quelle con paghe bassissime ed un guadagno di cottimo rilevante. Atbiamo ditte con medie complessi ve di guadagno giornaliero operaio non superiore alle quattordici lire al giorno ed altre con diciotto, venti e qualcuna ventidue. Abbiamo ditte che compensano determinati operai con paghe orarie di L. 2,80-3 ed altri operai della stessa capacità e nelle stesse ditte con paghe or a r 1 e di L. 2,20-2,50. Cosicchè le richieste di carattere economico rischiano di trovare anche se concesse, per ipotesi, dalla organizzazione industriale, una scarsa applicazione pratica, e soprattutto una giusta applicazione. Invece, stabilito ed applicato un m1n1mo di paga, è evidente che l'equilibrio si determinerà. Ci saranno de 11 e differenze di guadagno, dovute al merito individuale, ma una volta che si guadagna almeno come stabilisce il concordatç>, è già molto l'aver assicurato un quid preciso. La osservazione è giusta - mi par di sentir rispondere - o meglio sarebbe giusta, se nell'industria meccanica avessimo la situa610 Bi ··- __a Gino Bianco ~ione di altre industrie, nelle quali è stabilita la categoria con tanto di paga giornaliera e come per talune categorie ad, esempio i lanieri, che trattano addirittura i cottimi. Ma noi abbiamo officine nelle quali il compenso è essenzialmente la paga oraria; il cottimo niente o quasi niente. In altre dove la paga oraria è nominale ed anche molto bassa 11 cottimo conta l'ottanta ed anche il cento per cento della paga stessa. Quindi - i critici cri.cono - anche i minimi di paga non offrono nè danno quella garanZia necessaria, di un efficace regolamentazione. D'accordo. Occorre l'uno e l'altro perchè proprio oltre 1 minimi, la parte più interessante è quella c1ella regolamentazione, più importante, indubbiamente che non di uno stesso aumento. del quale purtroppo se ne sente la necessità impellente. l,a regola1nenta~ione Secondo noi, la cosiddetta « regolamentazione » è una cosa niente affatto nuova, nè una cosa eccazionale e tanto meno ha la virtù magica di portare i benefici ed eliminare gli inconvenienti, non essendo neppure l'el-isir di Dulcamara. Si tratta soltanto di eliminare parte degli inconvenienti, dovuti alla stessa si tuaztone industriale e quindi subordinata al complesso della vita economica. Si tratta semplicemente, pure comprendendo le difficoltà pratiche, di stabilire per ogni ramo, o per più rami di industria, le medie di salario e queste med1t,

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