Lettere ai lavoratori - anno I - n. 11 - 30 novembre 1952

.che il laicato - ossia la società politica e ci vile - era costantemente inaccettabile per la ChieS&. e non permetteva quindi nessuna opera di collegamento. Da · una parte, in determinate sue avanguardie, si è slanciata negli esperimenti modernistici dichiarando accettabile per la Chiesa -ciò che per le gerarchie eccle- ,:;iastiche non lo era, e perdendo u suo college.mento con esse per rimanere f eclele alla sua vocazione mediatrice rispetto al laicato; dall'altra, nel grosso del'te sue schi·ere e nei meno pronti o impazienti dei suoi inte1'lettuali, ha 1·ovesciato la sua funzione nature.le, ed è divenute. - da organo di rappresentanza dell'autonoma realtà di sviluppo c1el sistema so- <'jale - strutnento di dominazione e di conformazione teocratica di una parte della società; strumento quindi di protezione, riBerva E\ difesa delle gerarchie. E poi'Ohiè il mo'd:ernisrno si distacca radicalmente da queste ultime e spesso anzi si contrappone e. loro, all'interno dell'Azione Cattolica i modernisti risultarono necessariamente sempre più deboli e, di fatto, furono metodicamente battuti e liquidati dalla opposta corrente. Conclusione Al momento del crollo del fascismo, non solo - e da. gran tempo - era diventata massima 1& separazione antagonistica tra le. Chiesa e Laicato, ma travolgente ed estrema divenne altresi la criSi. della società ci vile e politica. In tal modo erano venute a cac1ere le possibilità dei ripetuti compromessi del- , l'integrismo con le correnti conservatrici del laicismo dominante:. erano infatti ese.urite le Biblioteca Gino Bianco condizioni stesse, culturali e pratiche. La situazione poteva. ormai essere affrontata dal mondo cattolico solo in due modi: approfittare élella crisi per tentare l'asservimento teocratico delle. eocjetà. o promuovere quel rinnovamento radicale che le permettesse di giungere autonomamente ad un accordo con la Chiese, non sollecitato o P'! ~ndi-· cato ma TivezanteSi nei fatti. E' da credersi che il rinnovato in. tegrismo della corrente « gedcli.a na » nell'Azione Cattolica imboccò su bi to ltt prima strada, pu1 con le necessarie prudenze inìziali, suggerite dai tempi incandescenti. Ma quella prima corrente dell'Azione cattolica che abbiamo desor:tto all'inizio, e che si era farmata sulla base di un rinnovamento religio'so profondo nel silenzio forzoso del ventennio fascista, non poteva che gettairsi di slancio nel tentativo d&t rinnovamento sociale e politico. Dal momento cht, le posizioni. di partenza erano nuove e senza le deficienze ormai scontate di quelle del passato, non c'era dubbio che, nell'assumersi il compito di rinnovare, e quindi in buona parte cli respingere la società e la cultura dei laicismo borghese, gli uomini di questa corrente potevano confidare cli sfuggire defiuitivamentt, all'avventura della. conciliazioni moderniSte e di regolare pertanto una buona volta 1 conti con l'integrismo. Il giusto rinnovamento della società e dello Stato e l'autonomia fra Chiesa e storie., fra Azione Cattolica e pairtito ~bni.va.no garantirne il trionfo. ( da « LaiCismo e AZiotie cattoliCa », pubblicato su « Cultura e Realtà » agosto 1950). 597

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