Lettere ai lavoratori - anno I - n. 10 - 31 ottobre 1952

sere tributari dello Stato, qualunque fossero i suoi bisogni, qualunque fossero i vantaggi che i cittadini potessero aspettarsi da questi sacrifizi ». (Il Cons-, lugliv 1863). Ecco il destino del popolo credenzone e ba·lordo, sotto i nuovi regimi. « Dopo aver fatto sgabello col suo corpo a chi agognava rkchezze e poteri, egli ha visto il miserabile sfuggito come un lebbroso, la povertà perseguitata e punita come un delitto». (La Vespa, 2 giugno 1864). Ci troviamo di fronte ad una vera e propria propaganda di odio. Il popolo è dipinto come « l'asino, che si abbevera d'acqua, mentre si tronca la schiena per portare agli altri i barili deJ vino» (La Vespa, 17 giugno 1864). Il nuovo regime vuole peggiorare sempre più le condizioni del popolo, vuol vederlo soffrire. Invece di stabilimenti di carità si sono dischiuse le carceri, invece delle scuole i postriboli. Ma niuno ha steso la mano al proletariato, niuno si è ricordato di lui, fuorchè l'agente municipale per mandargli la cartella delle tasse, il precetto e il gravamento ». (La Vespa, 25 novembre 1864). L'hanno proclamato sovrano, il povero popolo; ma ora, che i maneggioni si sono messi a posto, « il popolo sovrano, dal gran trono dove te lo avevano insediato, te lo piantano a sedere a bischetto». (La Vespa, 16 gennaio 1865). E i clericali dal cuore largo non possono trattenersi dal piangere sulla sorte della classe opt!- raia « così mal conosciuta, cosi iniquamente spregiata, così barbaramente, nel tempo della liBil,11v1.ecGaino Bianco bertà e della filantropia, tiranneggiata ed oppressa». (La Vespa, 2 giugno 1864). Sui malanni della povera gente « sempre perseguitata». E concludono cristianamente: « Finchè la dura!» (La Vespa, 17 giugno 1864). Bisogna far entrare sempre più questi pii concetti nella testa degli ignorantoni. Si fabbricano perciò dei versi, apposta. I versi si imparano a memoria. Ed ecco: .......P'iorin d'alloro La Libertà ci costa gran denaro Tutti hanno fame e avean a sta1 [neU'oro! .......Fiorin di pioppo Per certe gole ci vorrebbe un {tappo; Chi non ha da mangiare e ch·L rn'ha troppo (La Vespa, 23 giugno 1864) .....1-'agate, pagate, pagate bufjon1! Vogliamo milioni, vogliamo mi- [lioni. .....Qua Le tue spoglie, o popolo NuUa aver devi addosso..... · Arroterem le forbici Finchè avrai sano un osso! (La Vespa, 5 luglio 1864) Si incitano i poveri alla rassegnazione, spiegando che, nel beato regno d'Italia, si deve pagare: la luce, l'aria, l'acqua, la terra; si deve pagare per vivere, morire, lavorare, per aver diritto di essere lenoni e infami, per cacciare le donne nelle case di prostituzione. Oh, invano il popolo domanda « pane e lavoro » (La Vespa, 1. .agoiSto 18,64). (Da uno studio di Nello Rosselli comi:;arso su << La Rivoluzione Liberale» del 18 marzo 1924). 501

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