Lettere ai lavoratori - anno I - n. 10 - 31 ottobre 1952

Produrre, produrre! Macchè produrre! Non gode e si spassa la °t'orç,ihesia, non dà essa l'esempio della corsa più affannata al pia.cere, non diiee essa - cul suo scetticismo e con la o sten ... tazione del suo lusso, del suo vizio, della sua sete di godimento - che la vita è espre~- sione della materia e che nella rnateria trionfa la umana '1)0lontà di vivere? Macchè produrre, se essa deve raccogliere i1. frutto d,el sudore rii riuanti lavorano! Anche per il popolo, il piacere! anche per il popolo, il lusso! Anche per le rzostrP.. donne e per le nostre ganze l'oro ~ la seta delle dame! E il popolo non ha sentito più il 'dovere del sacrificio e i limiti imposti dai vincoli sociali! Dopo le <Llt e paghe P. dopo la riduzione degli orari il calmiere e il saccheggio! Dopo 'La conquista e il riconoscimento dei diritti del lavoro la dilapidazione della ricchezza! La borghesia, con la sua avidità, ha dato l'esempio, e il proletariato ha reso la pariglia cccelerando la corsa, dopu la cuccagna di un istante, verso la fame che lo travaglierà. All'orizzonte di questo quatiro fosco in cui si contorna la vita del Paese, non appare al- ~una classe dirigente. La classe dirigente approfitta anzi 'della mentalità semplicistica delle masse e di coBiblioteca Gino Bianco !.oro che le ca.peggiano per preparare nuove losche speculazioni a gruppi di affaristi, 1nentre si vanno stringendo le catene a quanti hanno sul serio capQ;Cità e volontà di produrre. Praticamente non esiste quasi più libertà di pensiero. Pochi ascoltano la parola della saggezza e della moderazione. Se a questa orgia di passioni non succede fra breve u:n senso di resipiscenza (diciamo resipiscenza non so lo della classe proletaria, ma anche delle classi più elevate) la Nazione si troverà presto in un vicolo cieco, in un cul ri.isacco della più traç,ica disperazione. La rivoluzione - in queste condizioni 'della vita · nazionale - non sarà mutamento di regime, ma un salto nei huio di tutte le miserie. r socialisti, che l'hanno predicata da parecchi mesi, si sono ci,ssunta una responsabilità di cui dovranno un giorno misurare. la portata. Neanche il socialismo pu.ò reggersi con un impovP.rimento delle sorgenti stesse della ricchezza nazionale. Una maggiore distribuzione il.ei r.onsu-nii non è possibile senza una magqinre produzione. E la produzione non è mai stata così scarsa in Italia come og(Ji, in cui tanti 1nLoti fatti dalla guerra sarebbero da colmare! Di fronte a questa si.tuazione noi pensiamo con amarez559

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