quasi mai efficaci ed accettabili, mentre pressioni disordinate di provenienze diverse inquinano la genuinità del prodotto sindacale»; il riconoscim.ento che « nella polemica della scissione si sono accentuati ecce:tsivamiente alcuni motivi: tutto quello che il sindacato, secondo alcune concezioni, non dovrebbe essere (a-politico, a-ideologico, eccetera) »; e soprattutto l'espli• cita constatazione per cui « le altre organizzazioni ( e cioè ~ sindacati non influenzati dai comunisti), te altre forze, invece, si rendono conto giornc per ~iorno della loro difficoltà e della crisj derivante da una natura che abbia la caratteristica esclusiva - come denominatore comune - dell'anticomunismo», e cercherebbero quindi « di sopperire al difetto di mordente col ricorso a più arwpi strumenti di propaganda, a mezzi e a mezzucci che, salvo la corrosione della parte meno combattiva del proletariato, e quindi non mobilitabile se non come freno, lasciano il tempo che trovano». Le osservazioni che ho citato, ed anche altre che pe1 brevità tralascio, potrebbero a mio avviso offrire lo spunto ad un utile dibattito sugli aspetti attuali del movimento operaio italiano fra organizBi eca Gino Bianco zatori sindacali o studiosi di problemi sociali di diversa ed anche opposta tendenza. E' quP.sto il motivo che mi ha spinto a scrivere a Lei, egregio Onorevole, perchè ho avuto l'impressione che le Sue « Lettere ai Lavoratori >> si propongono, fra l'altro, una discussione di questo genere Se Ella è d'accordo, vorrei anche suggerire due criteri che a mio avviso dovrebbero essere rispettati nel corso della discussione. Il primo è formulato chiaramente dallo stesso DonatCattin, quando afferma (riferendosi al problema della « cogestione ») che « una verità irrefutabile è che, nei confronti di quello che Pio XI definì l'iniquo sistema capitalistico, i lavoratori di molte altre Nazioni non possono pensarla come i dirigenti sindacali degli Stati Uniti». Il secondo criterio mi sembra che derivi logicamente da tutte le ,considerazioni del Donat-Cattin, e consiste nel riconoscere come sia· impossibile e inconcludente affrontare i problemi del movimento· operaio, in Italia, senza i comunisti; a meno di non ricadere in quell'esclusivo denominatore comune dell'anticomunismo, di cui il Donat-Cattin denuncia la precarietà
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