' diventare consorterie più o meno estese, oltre che fiacchi uffici di assistenza: ecco il risultato pratico del voler essere a-ideologici, a-politici, a-eccetera; nè può avere diverso esito concreto l' impostazione 80ltanto tecnica ed economica di uno degli strumenti più forrnidabili che il movimento operaio, forza di liberazione umana, ha in suo potere. E l'azione sempre meno efficace, anche rispetto agli obbiettivi prossimi (vertenze locali o nazionali), e l'assottigliarsi del peso politico e della influenza sui partiti, il Governo e il Parlamento, queste realtà riscontrabili ammoniscono di continuo sulla dire- ~ione della strada. Bisogna prendere la strada del sindacato di colore? Il cambiamento delle sigle non ha nessuna importanza sostanziale. In astratto, poi, si potrebbe esser contenti di una « nuova ideologia». Vecchia o nuo- • va, quel che conta è restituire ai lavoratori un cammino da scegliere, una linea, un indirizzo: riconoscersi un'anima. CARLO DONAT-CATTIN Postilla a Donat-Cattin Durante lo svilupparsi della scissione del 1948, per salvare il salvabile, io ebbi in effetti a svolgere la tesi, accettata dai miei amici, fra cui Donat cattin, di ripiegare sulla unità delle singole categorie e sull'autogoverno delle stesse. Qualche esempio di autonomia in questo senso si è realizzato e tra le mille difficoltà si è mantenuto. Certo che dopo il fallimento della Costituente sindacale del 1949 causa la defezione rinnovata anche questa volta come nel '23 dei socialriformisti D'Aragona, Simonini, ecc., mi persuasi che la capacità maggiore di attrazione tra l lavoratori restava ancora quella delle correnti ideologiche: sviBiblioteca Gino Bianco 1 uppai questa tesi al Congresso del 1949 della L.C.G.I.L. (nov.) e successivamente nel 1950 andai al Congresso delle Acli dopo aver scritto un articolo a fine gennaio del 1950 su « Campanili e ciminiere» in cui preannunciavo la mtia successiva battaglia al congresso stesso sulla scelta tra « fede cristiana o dollari ». Perciò non da oggi io, che pur attribÙisco al sindacato compiti prevalenti di regolamentazione, non mi nascondo che la guida dello strumento richiede nella manovra uomini «capaci» si, ma anche provveduti di quella «fede» che rende possibili le cose che se1nbrano impossibili. GIUSEPPE RAPELLI 461
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