ratori (la Confederazione «bianca») tenutosi in Milano, P.zza S. Ambrogio n. 27, il 26 febbraio 1926. La relazione che venne allora diffusa con un opuscolo appositamente stampato a Verona nella tipografia del « Corriere del Mattino », giornale antifascista diretto dall'On. Giovanni Uberti, riguarda i rapporti tra Azione Cattolica e Sindacati « bianchi ». A questa parte di relazione, che può valere anche come storia del comportamento dei cattolici italiani di fronte al fascismo, facciamo seguire tre lettere dal Grandi scritte a Rapelli. Non sono meno significative, specie la terza che pubblichiamo, quella del 30 gennaio 1927. Grandi ebbe a scriverla dopo che seppe, in via riserv.ata, del tentativo dei « confederali rossi e riformisti » di pacificarsi, se non inserirsi, col sistema sindacale fascista, attraverso l'elaborazione di una mozione, di cui uno stralcio venne da noi pubblicato nel numero secondo di « Lettere ai Ln.vnratori >>. Per questo Achille Grandi rimasto in ItaUa, vale più di ogni altro quale monito ed esempio per sorreg,gere chi non intenda piegare, per chi sa rinunciare ai compromessi anche se la rinuncia vorrd dire soffrire. Ma noi rechiamo in questo fascicolo altri contributi alla storia del movimento operaio italiano: la brillante cronaca che Alceste De Ambris ha fatto nel 1923 del fallimento di quel tentativo di « Costituente Sindacale » (tentativo rinnovato con uguale sfortuna nel 1949), alla qual iniziativa aveva aderito Di Vittorio, quel Di Vittorio di cui pubblichiamo una lettera di giustificazione sulla sua << deviazione sentimentale » dc I 1915, che lo condusse a seguire, sia pure per breve tempo, nell'interventismo, Corridoni e Mussolini ed a scrivr.re, se non andiamo errati, qualche corrispondenza al « Popolo d'Italia». Cose «umane» di uomini «umani». Umani nelle 'loro incertezze e nelle loro debolezze, umani ancora nei loro spesso effimeri successi e trionfi. ,La storia dei capi ciel 11~ovimento operaio va fatta così, perchè è storia di uomini che, al pari degli altri, han potuto errare, che pur avendo di mira un obiettivo han potuto deviare rispetto alla strada iniziata e che poi, magari, pentiti si son ricondotti al primitivo cammino oppure ne hanno scelti di nuovi nell'ansia di arrivare più presto a.l raggiungimento dell'obiettivo. Diffidino i vivi dei panegiristi adulatori e ciò nel loro stesso interesse - possono ancora sbagliare - ed ai morti sia ~ 18 ,ca Gino Bianco
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