Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 8-9 - ago.-set. 1952

IL LODO BIANCHI Caro Rapelli, con quel senso realistico insieme ed idealistico che di$tingue la tua intelligenza e la tua attività, nell'ultimo numero del - le tue « Lettere ai Lavoratori» hai riassunto il « Lodo Bianchi», citando un brano del « Con Roma e con Mosca » di M igl ioli, e alcune parole di Sturzo. Poi, con uno di quei tiri agli amici che ti sono abituali, hai scritto che «in un :prossimo numero G. Cappi commenterà il valoJ:'e politico, socia!le e giuridi- .co cthe eìbbe il :fiamoso Lodo». E dico poco' Riconosco che in questi tempi, in cui il problema dell'inserzione profonda del fattore lavoro nel processo produttivo si è vivacemente riprel'ambiente Il So resinese e parte del Cremasco, va&ta p,laga a,gricola della provincia di Cremona, con prevalente ,conduzione a media e grossa proprietà od a:fifitta.nza, con mano d'opera salariata. La plaga era rimasta fino ai primi anni del '900 stranamente impermeabile all'azione socialiE440- eca Gino Bianco * GIUSEPPE CAPPI nato nel 1883, deputato democristiano, avvocato, già segretario politico della D.C. sentato, la tua riesumazione appare indovinata, perché il Lode Bianchi rappresentò iL primo tentativo organico di risolvere quel problema; risolverlo nel campo più difficile, per ragioni tecniche e psicologiche, cio€ nelle aziende agrarie della Lombardia. Per non guastare troppo il pregio della brevità, tipica della tua Rivista, divido lo studio in due parti; la prima, t:torico-descrittiva; la seconda, di commento. sta dilagante nelle altre zone della Provincia. (Lazzari, Bissolati ecc.). Ragioni dell'impermeabilità due: il forte sentimento religioso; la singolare situazione politica, caratterizzata dal predominio del deputato. israelita, n1assone e radicale, on. Pavia, sostenuto da agricol tori e da conserva tori; assai

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