chiesto colla mia Giunta Diocesana. Si riconosce in sostanza l'errore co'Tn4)iuto ma .si sta ancora in bilico. Ho parlato molto chiaro in proposito. In fondo sanno che abbiamo ragione, e che continueremo da · soli anche senza il soccorso di Pisa. Ma il puntiglio è puntiglio. Può darsi che continuino col loro Istituto inquadrando in esso le attività economico sociali che aderiscono all'A.C. e segnando di più il loro distacco da noi. Pazienza, vedremo. Non potranno fare di più di ciò che oggi fanno invisi· a tutti e con quei bei risultati ... E veniamo al Lavoratore. E' vero che è stato sequestrato l'ultimo numero? Ho dovuto dare agli amici l'unica copia che avevo. Me ne mandi un'altra se può. Non L1 e nascondo, ancora, caro Rapelli, le mie riserve e quelle degli amici fedeli e che pure vi stimano ed apprezzano. Correte troppo, specie verso il socialismo ed oltre. La Chiesa cattolica può subire e magari trattare anche con governi socialisti e comunisti, ma non favorirà mai il loro avvento e tanto meno cesserà la sua condanna per la dottrina socialista. Facciamo oggi ciò che possiamo; noi qui abbiamo tenuto ancora un, ben riuscito convegno operaio e contadino. Noi li assistiamo ancora, anche se non andiamo presso gli industriali. Gli altri in sostanza non fanno niente se non imbrogliano. I lavoratori non dimenticheranno i loro veri amici purchè ci vadano e li consiglino. Fate altrettanto a Torino attraverso il vostro ufficio di a$w 426 G. 8 . eca 1no ,anca sistenza, a sera, alla festa, quando potete. E tenete fermo, perchè ritengo prossima un'altra visita di padre B. a Torino con nuova concione diocesana. Attendo le notizie promessemi. Saluti cordiali aff .mo Grandi. • Monza, 30-1-1927 Ce,ro Rapelli, ho ricevuta la Sua lettera N t!! ho parlato con Gr. ma io penso con lui che la cosa non avrà il seguito forse sperato da-i confederali. Non ho visto altri amici, anche per il fatto che io sono occupato provvisoriamente a Milano e non ho tempo disponibile. Penso che il nostro sacrificio ormai compiuto e la dignità con la quale lo sopportiamo valgano a farci meglio apprezzare anche dagli avversari leali. Il resto non conta. Oggi, caro Rapelli, si fa della storia, e le impazienze di taluni amici (che pur furono estremisti!) non giovano. Se potrò combinare un ritrovo La avvertirò. Se vorrà tenermi informato degli sviluppi ulteriori e dell'atteggiamento del «Momento» glie ne sarò grato. Gradisca, i miei fraterni saluti. aff .mo A. Grandi
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