Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 8-9 - ago.-set. 1952

o gruppi di persone, particolarmente competenti, seguiranno lo studio dei problemi del lavoro, della cooperazione, del1a previdenza e mutualità ovvero avvi:.eranno al modo rnigliore per assistere gli organizzati cattolici. « Il frutto di questi studi e di questa assistenza sarà messo a disposizione delle nostre organizzazioni e istituzioni; dn tal modo i soci, senza uscire dal seno dei Circoli di Azio,ne Cattolica, apprenderanno a conoscere e valutare i problemi sindacali e quelli della cooperazione, della previdenza e del - la mutualità, e si varranno di questa competenza sociale per la difesa dei loro interessi professionali e per l'incremento di tutte le opere di elevazione sociale. « L'Azione Cattolica, quindi, saprà che nelle sue file esistono insegnanti, professionisti, * datori di lavoro, lavoratori delle industrie e della terra, etc. i quali si perfezioneranno . nel1 o studio e nella conoscenza dei loro particolari problemi, e sapranno quindi, in seno a.i sindaca ti giuridicamente riconosciuti, o presso le Amministrazioni pubbliche, portare il contributo della loro dottrina e della loro esperienza. Questo comnnicato è stato dagli amici e da-gli avversari interpreia to come !la conferma del proposito dell'A.C. di avviare i lavoratori cattolici nel~ le ,Corporazioni sindacali fasciste. Da « Relazione del Comitato Direttivo al Consiglio Na.ziona,- le sui rapporti tra l'Azione Cattolica e la Confederazione Italiana dei Lavoratori», Milano 26 febbraio 1926 - Verona, Tipografia. S.E. V. « Corriere del Mattino». Tre lettere di Achille Grandi Mlonza, 1-4-1926 Caro Rapelli, ho ricevuto la Sua lettera d'ieri. Lei rkeverà una mia indirizzata presso << IL Corriere>>, Noi ci vedremo merco•ledì a Milano. La prego di ringraziare Don Cantano della Sua rispostaJ della quale terremo conto, e di ricambiargli i miei saluti ed aunu-ri. La Sua lettera mi addolora, non tànto per ciò che mi rif li!risce di Padre B. Quest'uomo è seccato perchè s:iamo stati costretti a descriverlo, con molta i24' )tecp Gino Bianco parsimonia, neUe sue contraddizioni. Non credo che a Roma si avrà voglia di seriamente tentare una confutazione deUa mia relazione. Non ho detto che una minima parte (anzi l'ultima) di tutta la documentazione triennale eh e ho con me, e che non sono disposto a tacere per un malinteso senso di disciplina. Il pensero .di Mons. Minoretti, esposto a me e in seguito ad altri, corrisponde a queJlo di Don Cantano. Padre B. anche qui equivoca. E' vero, invece, che la

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