Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 6-7 - giu.-lug. 1952

propria della lotta di classe, che esaurisce, sul terreno economico, la primitiva rivolta del libero esame. La lotta di classe, intesa secondo la pura dottrina socialista, non è un metodo, rivolto al conseguimento di un fine ideale di giust-izia - chè, in questo caso, la Chiesa potrebbe accettarla, allo stesso modo che accettò. in passato, anche la violenza, perfino il regiCidio - ma il modo di essere della vita moderna, che assume la propria coscienza attraverso la lotta, indifferente ad ogni contenuto, vittoriosa per il fatto stesso che si pone com e tale. Il soeialism o agita il « mito » della socializzazione dei mezzi di produzione e della catastrofe finale della società borghese corre un motivo di azione. E' una illusione ad occhi aperti, ma la essenza del movimento non è in 'nessuna conquista frammentar·ia. in nessun diritto, in nessun /atto compiuto, chè, in ultima istanza, tutti si equivalgono, nella zorn forma storiea transeunte; è nell'eterna metamorfosi del diritto, nell'incessante succedersi degli avvenimenti, nel rinnovarsi perenne della storia. L'emaneipazion~ degli operai non è un programma e, tanto meno, un ideale remoto, ma il /atto per eccellenza quotidiano, visibile e controllabile: è la stessa coscienza di classe, che flSBegna loro una perliCJ· nalità ed un compito nella storia; è la loro partecipazione diretta e consapevole al movimento geneBiblii · a Gino Bianco rale àella società, daZ quare non. sono più esclusi. Che la soci~tà continui ad essere suddivisa tra ricchi e poveri, tra borghesi e proletari; che continuino a suseistere. delle aristocrazie detent1iCi dei m.ezzi di produzione, tutto ciò è perfettamente indifferente al socialismo, che vuole unicamente garantire la continua,, ininterrotta successione degli uomini al potere. Il socialismo non P. la. democrazia comuni11tica del secolo decimottavo, che concepisce una società di uguali, assegnando a tutti gli uo1nini un'identica somma di diritti, la quale, a sua volta, presuppone l'uguaglianza materiale dei beni e delle personalità; è al contrario la distruzione di ogni pregiudiZio natu- -rolisti co, la risolitzione dell'idea <;ociale nel rnetodo, nella lotta di r;lasse, che concepita come mezzo, diviene fine. La Chiesa potrebbe faciìmente. accordarsi con la più audace delle dottrine sociali, che assegnasse un term.ine finale alla vita, fissandone il modello, poichè le sarebbe agevole ridurla alla premessa egualitaria del Vangelo, sia pure vincendo l'orrore det mezzi violenti di attuazione; ma non potrà mai, in nessun caso, in nessun modo, venire a patti con una dottrina, che infirma lo stesso fondamento del suo sistema, che poggia su un concetto determinato della verità, della giustizia, del bene. MARIO MISSIROLI - Polemica Liberale, eè. Ze,nichelli 1919. 415

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