tadini, sanzionati dalla stessa magistratura giud:ziaria, si rafforzava negli ambienti politici ùi Roma e perfino in quelli governativi. Essa poteva ricorrere anche all'impiego delle squadre nere, che l'agrarismo fascista organizzava e sovvenz:onava pcar in1prese della violenza più criminale. Ma i contadini resistevano ancora, mirabilmente, eoempio di coscienze mature e pronte ad ogni sacrificio. Non è qui da r~evocarne le gesta. Il primo martire antifascista in terra cren10nese, fu un degnissimo contadino, Giuseppe Paulli, da tuttl amato e rispettato per la sua operosità ed onestà, unite in un petto invitto di organizzatore cristiano. Chi scrive qeesti ricordi sutl, in quindici giorni ~oltant'>, due aggressioni, che potevano essere moTtali: dall'una. fu colpito gravemente il fido agente di polizia che lo proteggeva; dall'altra, egli si salvò dopo parecchie settimane di mala tti.a. E la catena delle violenze ' dt.rate per vari mesi, fu lunga. A malgrado di ciò, il contadino s'adergeva come il ciclope del mito, coll'occhio di fiamma, !isso sempre nella luce del suo diritto. Anche Giolitti volle dare l'attestazione della sua compiaceniJer la vittoria, che legalmente i contadini avevano conseguita e che il padronato agrario loro contestava. In una significativa lettera, il grande statista riconosceva come in una riforma agraria, che abÒliva 11 salariato agricolo ed innalzava 11 l,tvoratore della terra ad e~sere soc: o del cond uttol'e della grande e media azienda, con eguali condizioni materiali e morali, stessero gli e:ementi, non solo d'un grande progresso sociale, ma d1 un sicuro vantaggio per l'introduzione più vasta e lo sviluppo più grande di una 1noderna agricoltt. ra. Di fronte anche a questa manifestazione di evidente valore politiço, ancor più critica appariva la posizione assunta dai socialisti e dai popolari, fra loro ost:.natamente divisi ed osti11, in ispecje sul terreno dtlle competizioni del l!l.voro. GUIDO MIGLIOLI (da « Con Boma e con Mosca» del gennaio 1946). I giorni degli imprenditori dello stam.po « il padrone tono io » stan per finire. Molti di essi pensano che è meglio lasciar affondare le ctziende piuttosto che accettare la nuova realtà. Costoro non fanno una letta onesta, perchè il loro atteggiamento imp~disce di 'realizzare presto un giusto ordine sociale, che sarebbe la miglior garanzia di pace anche pEr loro. Bib ~o• :a Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==