Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 6-7 - giu.-lug. 1952

UnavecchialetteradiPadreSemeria • LO STATO FORTE Stato forte! Che cosa vuol dire? Qualche volta temo si chiami forte uno stato accentratore, uno Stato buono a far tutto: Stato gendarme. Stato banchiere. Stato industriale. Stato professore... ci mancherebbe lo Stato Chiesa. Se n'è parlato molto male di questo Stato, ma si è ben lontani dal sapervi e volervi rinunciare, quando dagli scanni della opposizione si passa agli scanni del Governo. Quanto a me, ne sono dichiarato nemico, cioè io? lo siamo tutti nemici di. questo stato ipletorico; me, siceome io sono e, credo, rimarrò eternamen te lontano dal Governo, la mia opposizione è sincera. Ma Stato forte non significa Stato pletorico, bensi lo Stato dove l'autorità sia energicamente, ossia in fondo, seriamente esercitata: uno Stato dove chi è chiamato a governare governi per davvero : guidi, non segua. Ora se mi si chiede come questo Stato si realizzi, dovrò rispondere: affidando il potere a uomini energici, volitivi. Se mi si chiede come e perchè da questo ideale ci si diparta, io non posso dare la colpa se non alla debolezza dei signori governanti. Il nome di questi governanti, il modo ceme sono arrivati al governo è questione secondaria. Biblio 9 a Gino Bianco Piuttosto si può domandare se quel metodo speciale di e~ezione che è il suffragio universale non abbassi automatica,- mente il valore personale degli eietti, e cioè dei governatori. Devo dire schiettamente sì. Corpo elettorale p1ù vasto vuol dire media eleggente più bassa. Ergo media eletta più bassa. Tanto più poi quando la massa del popolo sia stata investita di un potere politico senza essere stata previamente educata a esercitarlo. E questo è stato il nostro errore in Italia. Abbiamo dato il voto politico a una massa apolitica,. Ciò non è essenzia-1~ però alle, democrazia, e, se lo fosse, direi: accidenti alla democrazia. Democrazia vuol dire, se mai, partecipazione di tutti, non vuol dire ineducazione di molti, non vuol dire partecipazione uguale di tutti al Goverrio della pubblica cosa. L'eguaglianza d.i tutti nel gover.no, o, via, nella designazloine degli organi concreti del gover.no è nata, oltrechè dalla testiale idea della uguaglianza univer6ale (gli uomini sono tutr ti uguali), dall'altra idea erronea che il governo sia rapprese.ntanza di interessi materiali. Ognuno, s'è detto, ha uguale interesse nel buon governo del Paese. Non è vero. lta maggior

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