Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 6-7 - giu.-lug. 1952

I disoccupati sono nella provincia di Firenze intoruu a 30.000. Essi cercano disperatamente un lavoro qualsiasl. E' risultata falsa la leggenda che tanti « ben pensanti» fanno insistentemente correre nel paese che i disoccupati in fondo non vogliono lavorar<.! perché per la gente di buona volontà il lavoro si trov~ sem,pre_. Il fenomeno del disoccupato di << professione » dì colui cioé che ama vi vere di espedienti e di sussidi è puramente marginale. La gran mas·sa dei disoccupati vive nella perpetua, esasperante, dolorosa ricerca del lavoro. Ed è pronta ad adattarsi a tutto. La vita di queste 30.000 fàmiglie è assicurata ad un filo: alla valigia che un viaggiatore affiderà al disoccupato che riesce a farsi notare alla uscita della stazione, al car- - retto da trasportare per conto di qualcuno, alla pulizia da fare per le scale di qualche casa, alla commissione affidata da quaJche conoscente, al lavoretto di cucito della moglie o della figlia. Non credo sia neces-sario TORTA. "PA.RA.DISO,, Peter Maurin afferma: « I capitalisti borghesi non vogliono la loro torta · in cielo. La vogliono in questo mondo ». Biblioteo;a Gino Bianco insistere a lungo su ciò per aver dinanzi l'immagine di una vita grama e avvilita di tante e tante famiglie, spesso confinate a vivere in cantine o in un'unica stanza di qualche Centro Sinistrati. Nè credo sia qui il caso di parlare delle cause della disoccupazione. I disoccupati in genere sono lavoratori senza qualificazione - manovalanza - o con qualifica e specializzazione di settori in crisi. La mancanza di qualificazione rende più difficile il loro as·- sorbimento. Ma non è facile dar loro l'istruzione professionale: se la loro vita è legata .il lavoro ,casuale giornaliero essi sono condannati a girare i;>er la città e per la campagna alla ricerca del tozzo di pane quotidiano per sè e per i loro e non possono permettersi· di frequentare corsi di qualificazione che non danno 1111 compenso capace di assicurare neppure un minimo di vita e che - sia detto tra parentesi -- non qualificano quasi un niente. E qui si entra nella considerazione dell'attuale sistema di norme che regolnno la disoccupazione, assolutamente insufficienti non dico a risolvere il problema ( che non st tratta per questo d1 creare un perfezionato sistema di assistenza, sibbene di dar vita ad un'efficiente e moderna politica econonlÌca), ma di limitarne le ,gravi con341

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