Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 6-7 - giu.-lug. 1952

sta obiezione. resta il fatto che un intervento di tal genere non affronta il punto cruciale della questione: il coordinam~nto della produzione e delle sue esigenze con le esigenze della distribuzione e del consumo; in altre parole: 1) l'arlattamento dell'or,ganizzazione produttiva al dato demografico, in modo da evitare la disoccupazione, e da soddisfare il diritto al lavoro di tutti i cittadini; 2) l'orientamento dell'economia produttiva verso il bene comune, cioé nell'interesse della collettività, e non nell'interesse di singoli privilegiati, di cricche o gruppi finanziari, idi determinate classi, o di particolari categorie sociali. Questi risultati non possono conseguirsi senza la direzione, il controllo, l'ordinamento di tutta l'economia da parte della società, senza una regolan1entazione o - con una parola oggi di moda - una pianificazione dell'economia: una pianificazione tempesti va e di volta in volta aderente alle esigenze tecniche, ambientali, politiche, contingenti e di continuo mutevoli. da « Prospettive sociali » dell'anno 1944. Le prospettive di Giuseppe Toniolo nel 1900 I COMITATMI ISTI Il proletario scisso dai ceti dovizioSi e dirigenti è prodotto troppo longevo; - i sospetti e le avversioni contro il capitalismo sono troppo radicati; - gli ordinamenti meccaniCi così dispendiosi e predominanti nella fabbrica moderna distaccano troppo oggidì l'impresario direttore dagli. operai esecutori; - per ripromettersi che la fusione dei penSieri e della volontà di tutti sotto un intelligente e provvido patronato Sia sempre intima ~ sincera. Sembra in tal caso pre~ feribile che l'imprenditore spesso già stretto in società con altri capitalisti, e la massa degli ape• rai rac<'olti essi m.edesimi in asBiblioteca Ginò Bianco soeiazione, compongano ·due enti distinti presso ciascuna /ab• brica; i quali mantenendo eia3cuno la propria autonomia, Bi tengano mercè un Consiglio misto di delegati in costanti relazioni fra loro, per la definiZionc ed osservanza dei patti di lavoro e di quanto tocca gli interessi comuni dell'industria. combinazione, la quale, propugnata e ap_plicata massimamente nel Bel•• gio, trova crescenti simpatie dovunque; appunto perchè non solo imposta da necessità praH~ çhe ma raccomandata da quel senso (se Si voglia morbosamente suscettibile) della propria Ubertà, che è proprio oggidì della classe operaia. 333 •

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