Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 5 - 31 maggio 1952

per di più << Presidente della Ca$sa del Mezzogiorno!». Invece itutti gli altri $Crittori vi figurano debitamente incasellali, chi di un partito e chi di un altro, comunista, socialdemocratico o democristiano. O che questa /deformazione corri-, sponda ,a -un metodo? E il metodo sarebbe questo, di dimenticare ·Volutamente il socialismo e il Partito Socialista Italiano, come cosa di poco conto, una specie di impallidimento del comunismo . .Si sa che la battaglia della D. C. e dei suoi ispiratori contro i l comunismo ignora di proposito il nostro partito come quantité négligeable. E anche un nostro amico, oggi fortunatamente in prima linea nella battaglia per la libertà, mi ricordò. cinque anni fa, che l'attenzione, a dir di Machiav,elli, ,va sempre rivolta alle posizioni estreme. in questo caso, al comunismo. E non mi è toccata, due anni fa, l'umiliazione di sentirmi invitare ad uscir dal mio partilo, se pur volevo concludere qualcosa e ad entrare nel P.C.I.? Ma questo improvvido esortatore molto giovine, con tutta la sua cultura, mentre prima faceva l'indipendente, contentandosi di contemplare il comunismo sub specie aeternitatis, o non si è messo ora, in questa campagna elettorale, a procacciare voti, nella nostra provincia barese, a pro dei magnacucchi? Vedete bene dove va t.t, finire l'indipendenza quaggiù nel Mezzogiorno! Non più tardi di qualche sera fa, in seguito ai ri$Ultati, che sono molto seri, del ConBit À~2 1 Gino Bianco vegno degli intellettuali, tenutosi a Bari il sabato e la domenica 10 e 11 corrente, ragionavamo, con un collega,, della ampiezza delle posizioni teoretiche affiorate durante le discussioni, dal comunismo più ortodosso, al socialismoL a un gradualismo socialista che non ignora Marx ma è d'ispirazione profondamente liberale, alla socialdemocrazia, che vuole ignorare l'esperienza russa., ma non ha del tutto abbandonato il socialismo nostro, 6ino a, po• sizioni <Ii radicalismo e di liberalismo non ignaro delle ragioni dell'economia. C'he cosa tiene insieme uomini politici così diversi? La comune necessità di realizzare, di non lasciarsi trar fuori del piano economico per le solite vaghe affermazioni ,individualistiche o spiritualistiche, che nascondono il contrabbando che sappiamo. La cosa più $traordinaria è che il mio sessantenne collega, che tre o quattro anni fa si sentiva pago dell'idealismo crociano, spontaneamente mi dichiarava che l'importanza del fattore economico ormai risulta lampante ai suoi occhi. Certe soluzioni, di certi problemi $Colastici, sono pure attuabili, oggi, e, naturalmente, è nostro dovere -lavorare in tai senso, senza aspettare la risoluzione. Ma un a soluzione completa, a fondo., è evidente che non p·uò aversi senza un cambiamento di fondo. Il professore in questione, fra.tello di un noto socialista napoletano, è un indipendente che ha fatto del cammino. Se l'on. Rapelli ha acquistato il senso della vita del Mezzo-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==