Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 4 - 30 aprile 1952

che-voi ben ricordate, ed io non ho nulla ida aggiungere nè da togliere a tale schietta, sincera, dover·osa affermazione del· nostro programma e delle nostre direttive sostanziali ed essenziali.. Non solo la mia condotta e la mia esperienza personale, ma le visite e le indagini che io ho compiuto presso ormai tutte le organizzazioni professionali aderenti alla Confederazione italiana dei lavoratori mi hanno assicurato che l'indirizzo di esse è nettamente guidato dalla dottrina cattolica sociale, e che ogni sforzo si compie, nei limiti del possibile, perchè la formazione morale degli organizzati si compia alla luce degli insegnamenti stessi. Farò qui una digressione. Gli avversari, liberali e socialisti, ma più particolarmente questi ultimi (e ciò è significativo), hanno sempre riconosciuta la caratteristica cristiana delle nostre organizzazioni, e non hanno esitato ad affermare che proprio essa era il maggior ostacolo opposto alla loro azione di conquista delle masse lavoratrici. Per questa caratteristica noi fummo sempre combattuti. Talvolta il fatto che un operaio si in.scrivesse nelle nostre leghe rappresentò la maggior vittoria contro il rispetto umano! Ma io stesso riconosco che, ridotte le nostre energie per varie cause ma soprattutto dalla raffica di una ingiusta 'violenza, non tutto quanto .sar~bbe desiderabile -è stato compiuto. Per questo motivo non appena credemmo che ci si aprisse una valvola di sicurezza, non mancammo di avviare ,discussioni colla rinnovata Azione CattoliBibFpteca Gino Bianco ca Italiana per rendere più atti vi e benefici i rapporti con essa. Gli amici conoscono le fasi di questo proposito, non ancora giunte alla meta, e comprendono le ragioni per cui io non posso dilungarmi in merito. Sta· però il fatto che oggi la Azione Cattolica Italiana è ordinata in modo che il movimento economico sociale non può e non deve incardinar.si in essa. Posso solo aggiungere che i propositi dell'Azione Cattolica sono certamente migliori verso l'azione .sociale. 1 E mi basta qui ricordare il recente discorso del com.m. Colombo, presidente della Giunta Centrale dell'ACI, pronunciato a Napoli, nella parte riguardante 1 rapporti con l'azione .sociale. Bisogna avere anche in questa importante questione la virtù cristiana della attesa. Non saremo certo noi a porre ostacoli ai propositi dell'A.C. per quanto vorrà fare, nel campo sociale. Solo diciamo che le porte delle nostre organizzazioni sono aperte colla, fraternità più amorevole •e cordiale. · Le critiche che, da parti diverse, ci vengono rivolte di avere dei mimetismi socialistoi-- · di o di non rispondere in pieno alla tutela e difesa dei lavoratori, si elidono ,a vicenda. Ma noi teniamo ad affermare che, nel campo industriale, mai ci sono state fatte delle recriminazioni fondate . .Su questo terreno la nostra netta distinzione dai metodi iSociali-sti fu così evidente che la possiamo così riassumere: a) conquista delle otto ore di lavoro e dei Concordati collet~ tivi più importanti, specie nelle industrie te.ssili, del legno, ed 199

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