Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 4 - 30 aprile 1952

na una volta pervenuto al consumo, ma chi ne corregge i dif etti, chi ne impedisce la brevità della durata è l'artigiano riparatore. La dura :eal tà della guerra e di questo angoscioso dopo guerra ba dimostrato il grande valore economico e sociale della conservazione e della ripa.razione di prodotti di tutti i tipi: la difesa della incolumità dell'individuo e particolarmente delle giovani vite si è attuata anche con questa arma. Disdegnare o ri tene:e al diso~o delle tradizioni gloriose dell 'a.rtigianato il lavoro di riparazione costituisce posa o suscettibilità infondata. Quanta eroica sapienza e pazienza di sarte, sarti, calzolai e cucitrici rappresenta l'abbigliamento attuale di un g:-ande numero di famiglie italiane e europee. L'artigianato, quindi, conserva l'indiscutibile primato nei mestieri artistici e non è scomparso negli altri settori. Pochecifree nonprecise Cifre precise è difficile darne. S1 calcola, in base a. statistiche , molto incerte, approssimative per difetto, che esistano oggi in Italia ci!rca sett~entoci,hquantamila aziende artigiane ma, se si tiene conto delle tante minuscole aziende sorte nell'ultimo quinquennio e (com'è stato giustamente rilevato recentemente anche alla Camera del Deputa ti) dei laboratori domestici il numero degli artigiani sale a circa. un millone. E i laboratori domestici sono rappresentati in gran parte da aziende per l'abbigliamento e lo arredamento: sarte, mod1ste, la2~6 :eca Gino Bianco vora.zione di biancheria, di pelletteria, stiratJric:i, rammendatrici. maglieriste. La distribuzione geografica, secondo rilievi imprecisi ma che hanno un valore indicativo, si può considera.re come segue: Piemonte 65.000 aziende; Liguria 25.000; Lombardia 120.000; Venezia Tridentina 15.000; veneto 80.000; Venezia Giulia 14.000; Emilia 75.000; Toscana 60.000; Marche 28.000; Umbria 13.000; Lazio 47.000; Abruzzi 28.000; Campania 88.000; Puglie 63.000; Lucania 19.000; Calabria 40.000; ~icilia 102.000 Sardegna 18.000. In complesso avremmo: nella Italia settentrionale 394.000 aziende; nell'Italia centra.le 148.000 aziende; nell'Italia meridionale e insulare 358.000 di cui 120.000 nell 'Itali.a insulare. Una statistica sindacale del 1939 (cui sfuggivano evidentemente i labora tori domestici, gli artigiani che lavorano a domicilio d~l cliente o in altra località indicata dal cliente stesso: muratori, imbianchini etc., e molte altre aziende) rileva va le seguenti divisioni per mestiere: abbigliamento 136.446; cuoio e calzature 97.079; legno 85.881; ferro e metalli 63.950; par~uccbieri 61.079 istalla tori di impianti 54.317; alimentari 31.888; artigianato rurale 23.740; decoratori e pitto:i 16.080; marmo e pietra9.911; t~i- _tura e ricamo 8.877; orafi ed argentieri 8.217; arti ausiliarie 7.685; arredamento e giardino 5.867; fotografi 5.450; mestieri var-i 4.987; grafici 4.773; ceramiche e vetro 3.599; strumenti musicali 834; capi operai forze arma.te

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