Alto echeggiando su la terra un grido: Forti, salvete I Salvete, o petti scamiciati e ferrei, Ruvidi corpi e muscolose braccia lnf aticate nel clamor ruggente De l'officine: Salvete, o voi, cui del lavoro infiamma Il santo orgoglio, e nel lavor morrete, Voi, del pensier, del maglio e della scure r Strenui campioni. A me dinanzi in vision severa Passan profili d'operaie smorte, Passan le navi ruinanti a l'urto De la procella; E bimbi stanchi e incanutite fronti, E mozzi corpi e sfigurati volti, E tutta, tutta un'infinita, affranta, Lurida plebe. Sento da lungi un rumorio di voci, Colpi di zappe, di martelli e d'aste: Io, fra il tumulto che la terra avviva, Libera canto; Te canto, o sparsa, o dolorosa, o grande Famiglia umana/ ... Va, combatti e spera, Tenta, t'adopra e non posar giammai; Breve è la vita. Su le tenzoni del lavor; sul capo Dei vincitori e l'agonie de;. vinti, Sguardo sereno ed immortal di Dio, Sfolgora il Sole. '. p: •·,teca Gir,io Bianco ADA NEGBI 195
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