• Le case a1 caro Bap~lli. ti ringrazio per avermi offerto la possibilità di rispondere sulla tua rivista a qualche domanda fra quelle che più di frequente ci rivolgono i lavoratori che vogllion rendersi conto del modo con cui si impiegano i contributi . da loro versati all 'INA-Casa: 1) Qual'è il volume delle costruzioni fatte e che restano da fare? Non sono ancora trascorsi tre anni dall'inizio del Piano e sono stati ultimati 45.000 alloggi, mentre altrettanti sono in corso di costruzione e sono ben~ avviate le pratiche preliminari per le co, struzioni non ancora iniziate. Siamo perciò quasi alla metà del nostro programma costruttivo, poichè sono duecentomila gli alloggi che costruiremo con i fond! dell'intero settennio 1949-1955. Da notare che i fondi occorrenti per l'attuazione di questo programma. non sono costituiti soltanto da.i contributi dei lavoratori, che coprono circa 1/5 delle entrate complessive dell'INA-Casa; il I"eeto è fornito per metà dal 228 eca Gino Bianco tJ'olitica edilizia lavoratori FILIBERTO GUALA piemontese, ingegnere, presidente dell'INA-Case datori di lavoro e per l'altra metà dallo Stato . 2) Non sarebbe meglio che l'INAéasa costruisse un numero maggiore di alloggi, rinunciando a costruire case così belle ed alloggi così ampi indirizzandosi invece verso tipi più modesti? La legge istitutiva del Piano Fanfani affida al Comitato di Atr tuazione il compito di fissare i tipi di costruzione in armonia con lP- finalità sociali dell'iniziativa. Ora il Comitato. costituito dal rappresentanti di tutte le categorie interessate si è concordemente orientato verso la costruzione di case di tono i"elati va.mente elevato e di alloggi ampi ed accoglienti, al fine di contribuire ad elevare il tono di vita delle classi lavoratrici e stimolare un migliora.mento generale dell'edilizia po .. polare. Si è sentita cioè la respon .. sabilità di offrire agli assegnatari non solt.anto un riparo, ma una
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