Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 3 - 31 marzo 1952

superare quella che è stata la · strada 'del regime totalitario fasciFJta dell'arbitrato obbligatorio, in ,favore di una commissione permanente per l'equo trattamento dei lavoratori privati del diritto di sciopero. • * * Questa commissione, a differenza del collegio arbitrale legato alla controversia insorta, dovrebbe svolgere indagini sulle condizioni dei lavoratori delle singole categorie da esaminare, anche ·senza essere sollecitata mediante agitazioni, le condizioni in atto tdei lavoratori privati del diritto di sciopero per proporre gli opportuni adeguamenti. Non è es•cluso che una simi1~ commissione porti anche un certo contributo al miglioramento del sistema retributivo dei dipendenti dello Stato, che 'è alquanto complesso per non dire caotico. Mentre l'arbitrato obbliga .. torio interviene a curare il male la commissione suddetta cercherebbe ·ili prevenirlo im:P'edendone il contagio. Non si tratta di una scala mobile a lunga portata, ma l'attuazione di una saggia politica salariale in favore dei Jdipendenti di enti pubblici privati di un loro diritto. Si :tratterebbe in sostanza di dividere la famosa torta disponibile secondo un cri terio di equità, per evitare che i più forti, o i più agiati, o i meglio organizzati mangino 186 Bib. __a Gino Bianco .. delle grosse fette per lasciare le briciole a quelli chiamati a servire senza la possibilità di miglioramenti. In un sistema democratico, lo Stato non può ignorare le condizioni di lavoro dei suoi dip~ndenti rimettendo ogni decisione af(j un collegio arbitrale, lavandosi le mani da ogni responsabilità. Lo Stato deve promuovere il benessere dei suoi dipendenti impegnati a non scioperare. Per questo la regolamentazione del diritto e del divieto di sciopero non può ricadere in formule che non hanno dato risultati po~itivi dal punto di vista sociale. Noi assistiamo al triste fenomeno di potenti associazioni di datori '<ii lavoro, (che dispongono di agguerriti uffici studi), che subiscono la politica salariale, anzichè farsene promotori per il bene dei lalavoratori e per il potenziamento della produzione. Può uno Stato democratico seguire la stessa via? Evidentemente no. Può lo Stato democratico ignorare la politica salariale in atto almeno per i lavoratori privati del loro diritto? A me non pare. * * * Trattandosi di dipendenti dello Stato, ·per i quali susmstono stanziamenti e rapporti di lavoro dìssa•ti da' leggi parti~olari, ogni m-O'difica del rapporto di lavoro deve essere approvata dal Parlamento. Un

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==