Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 3 - 31 marzo 1952

di esportazione verso l' I tali a per una crescente quantità di minerali di ferro algerini, non costituiscono , u n a garanzia sufficiente soprattutto se posti a confronto con i solenni e ~ irrescindihiJi i•mpegni cinquantennali conseguenti all'eventuale adesione dell'Italia al Piàno Schuman nella sua struttura attuale. 2) Una cospicua parte del rottame (quello cosiddetto di circolazione) è sottratta al mercato comune. Inoltre il mercato comune, anche così limitato non sarà veramente tale agli effetti dell'organizzazione della raccolta e della formazione dei prezzi. Ciò a prescindere dal fatto che le eventuali esportaQualche obieZione è stata mossa alla convenienza di una adesione al pi.ano Schuman nella sua presente struttura,· ma Si è risposto dal Presidente De Gasperi, in modo conVincente, se anche sono sem,. pre posSibili dubbi e riserve che soltanto l'avvenire dovrà disperdere o confermare. Il temuto danno per la nostra siderurgia potrà esi1ere scongiurato, con il rinnovamento dell'attrezzatura e con l'accesso alle materie prime; mentre ~ certo il beneficio che verrà alla produzione meccanica e alla attività edilizia, due settori che sono decf.Sivi per l'economia italiana. (Dal quotidiani). Bibliotec Gino Bianco zioni verso i paesi aderenti avranno I uogo sulla base delle eccedenze disponibili segnala te dai vari paesi e col mezzo di licenze di esportazione (l'Italia è il maggior importatore di rottami tra i -paesi aderenti al pool e i suoi consumi di rottame per tonnellata di acciaio prodotta sono i ' più elevati). 3) I produttori siderurgici italiani dovranno sostenere la concorrenza dei produttori dei paesi aderenti al Piano Schuman a condizioni non eque. Essi dovranno pagare le spesP di trasporto sulle materie prime di importazione (l' industria siderurgica italiana deve importare tutto il carbone, gran parte dei minerali di ferro e cospicue quantità dei rottami che consuma), men tre i produttori francesi, tedeschi e belgo - lussemburghesi potranno anche vendere sul mercato italiano i loro prodotti finiti assorbendo nei prezzi da essi praticeyti l'onere del trasporto. Dal canto loro le cokerie italiane affermano che, a causa della loro particolare ubicazione geografica, non potranno far fronte alla concorrenza estera se non saranno po5 te in condizioni di pagare il carbone, reso nello stabilimento di trasformazione, a11o stesso prezzo delle similari industrie estere. Il rischio a loro carico, qualora fossero costrette a sostenere l'onere del175

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