Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 2 - 29 febbraio 1952

dovuto trascendere sul terreno della lotta civile ,proprio per la fondazione di un tipo diverso di stato, alieno della democrazia e ad essa addirittura contraddittorio. Senonchè va tenuto presente come, nello stato contemporaneo, a fianco di quella giuridico-tecnica delle assemblee parlamentari, vi siano altre forme di ~appresentanza immediata costituite dai partiti politici e dai sindaca ti. Ora bisogna francamente dichiarare che, essendovi uno stato ed avendo quest' ultimo perfezionato i suoi istituti e conseguito un grado sufficiente di autorità, è compito di questi strumenti di rappresrentanza realizzare con esso il loro adeguamento, stabilire una compenetrazione o, per meglio dire, una reciproca integrazione di compiti. E cioè: lo stato ha il suo ordinamento, sanzionato dalla Costituzione ed impostato su un sistema positivo di diritto; per conseguenza non è ammissibile che questo rifiuti la propria inserzione in tale ordinamento, pretendendo nel medesimo tempo le contropartite derivanti dall'esercizio dell'autorità dello stato secondo l'interesse dei cittadini suoi componenti. Il gradualismo politico e sindacale, consiste proprio in questo specifico risultato di obiettivi ideologici e concreBi ?O :a Gino Bianco tamente economli.ci verso i quali puntare in armonia: con le esigenze dello stato, tenendo presenti le sue finalità generali e la primaria necessità del suo sviluppo. Rifiutarsi a simile adeguamento vuol dire porsi in atteggiamento rivoluzionario nei riguardi dello stato, non essendo oggi possibile una posizione puramente agnostica, tanti sono gli interventi dello stato nella vita sociale da farne obbligatoriamente avvertire e valutare la presenza. Ecco perchè noi sosteniamo che il problema dei rapporti tra lo stato ed i lavora tori ha oggi la stessa attualità che nel 1945. Con questa differenza: che mentre allora i primi passi di avvicinamento dovevano essere compiuti dallo stato, oggi invece sono i lavora tori a dovergli andare incontro, a non rifiutare la severa responsabilità di pronunciarne un definitivo giudizio, subendone le logiche e naturali conseguenze. Noi, evidentemente, crediamo nello stato, in questo stato nelle sue strutture e nelle possibilità di progresso che, sia pure faticosamente, gli stanno dischiuse dinanzi; ed invitiamo i lavoratori ad avere coraggio, a camminare per questa via, se vera.mente desiderano che sia posta in risalto la loro funzione politica unitamente alla loro aristocrazia sociale.

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