Lettere ai Lavoratori - anno I - n. 2 - 29 febbraio 1952

• ratori sino \ad allora erano abitua ti •ad ,un 1atteggiamen to antagonistico nei riguardi degli organi pubblici 1, ufficialmente .costituiti, eleggendosi uno stato clandestino, quello appunto dei Comitati (di liberazione nazionale, 1e :non condividendo le tl'ealizzazioni forzose dello stato della repubblica di Salò :e dell'occupazione germanica. Al che si aggiunga il particolare modo di valutare le attrezzature di lavoro che il proletariato aveva avuto ldal '43 al '45: attrezIl problema di una legislazione sindacale non frammentaria, ma coordinata, pone in evidenza la necesSità di avere idlee chiare sui compiti dello stato. Può davvero lo stato democratico, Cioè lo Stato promanante dal su/ /ragia universale espresso nel Parlamento (pereiò come tale non borghese, non capitalista, non classista) assicurare, 1 per il bene comune, la migliore regolamentazione del vivere sociale? certo che quest.o è il fine che lo Stato democratico si propone, e bisogna concedere allo stesso la possifJiLllà 1.it realizzarlo gradualment~. una legge Sindacale, maturata in regime ~ libertà 7-olitica, può meglio rispondere fi,ella legge /ascista del 3 aprile 1926 e può trovare nella realtà e in Clima di libertà, le necessarie successive modi fiche. Biblioteca Gino Bianco zature !divenute, ,il più delle volte, sedi di .resistenza partigiana, iche avrebbero dovuto venire sottratte alle spoliazioni tedesche, ima 1dove, nondimeno, -il sabotaggio alla \produzione 1era un fatto spesso indispensabile e sempre meri torio. Ad un tratto lo 1Stato derniocratico sovverte questa situazione di fatto, acquista le lsue configurazioni più ortodosse /ed il lavoro Lsiprospetta come strumento necessario nella sua ·tontinuità ~ nella sue efficienza per aa ricostruzione del Paese; mentre le idifticoltà economico-finanziarie propongono una serie di provvedimenti che, ~n una nazione estremamente povera , come l'Italia, non possono non incidere sul proletariato. Fu, dopo il 1945, il momento in cui si corse ~l rischio di condurre ad un• epilogo del tutto ,negativo il problema dei rapporti tra i lavoratori e lo stato. Chi avesse seguito i principi classici e, sulla scorta delle dottrine più liberiste, non avesse accondisceso alle richieste della classe operaia, sbloccando invece i licenziamenti e non accrescendo il livello delle retribuzioni avrebbe anche potuto accorciare il periodo di crisi cruciale del- . l'economia italiana. Però, contemporaneamente, i lavoratori non avrebbero più riconosciuto in questo stato il loro stato; e I 'opposizione avrebbe I,'

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