LettearieLavoratori A.nno I - N. 2 . 29 Febbraio 1962 Lettera a • un cornunlsta lo sono un democratico e perciò debbo credere nella opinione pubblica e nella educazione; sono un socialista, e perciò debbo credere nella continua trasformazione della società_ secondo un piano di graduale sviluppo, anzichè per obbedienza ad ordini ricevuti. Io debbo mantenere una certa proporzione tra i fini e i mezzi ed aver riguardo alla natura dello strumento e al suo lavoro. I o non adoprerò un coltello da ptJne per far la punta a una matita e non mi servirò di una spazzola da scarpe per pulirmi i denti. Non batterò i miei ragazzi per farli diventare sa.vii, nè farò loro soffrire la fame per farli diventar morali, poichè la ragione mi dice che tra le battiture e la saviezza, tra la fame e la moralità non vi sono rapporti di sorta. In taluni casi, l'obbedienza è buona in sè e gli ordini possono allora esser dati con energia, ma credere che una intera società possa progredire obbedendo a comandi, e attuare per questa via ideali e norme di giustizia come ha mostrato, nelle parole e coi fatti, di ritenere il governo, sovietista (che ha poi dovuto abbandona.re il sovietismo, consentire l'appropriazione indjviduale della terra, sopprimere il controllo nelle fabbriche, far larghe concessioni ai finanziari americani) è credere che ogni Scozzese che sa a memoria il Catechismo sia proprio inimune dal cadere in qualsiasi inganno della vita. Mezzi violenti e obbiettir>o socialista non vanno insieme. La passione dice < violenza », ,la testa dice « socialismo»; l'una dice che essi cooperano, l'altra dice che sono in conflitto. Il primo dovere di un uomo che vuole ricreare la Società non è di pigliar in mano un'arma, ma. è quello di cercar di Biblioteca Gino Bianco I
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