posizioni su questa questione degli a u1nenti differenziati; ma ciò non corrisponde a verità. L'aumento dei salari e degli stipendi è necessario in primo I uogo, per elevare il tenore di vita dei lavoratori italiani, che è troppo basso; è fra i più bassi d'Europa. Infatti, la media dei salari dell'industria è al disotto delle 30.000 lire mensili, mentre il costo minimo riconosciuto della vita d'una famiglia tipo, è attualmente di oltre 60.000 lire. Ciò vuol dire che la grande massa degli operai riceve un salario che si aggira appena attorno alla metà del fabbisogno. Se si aggiunge che· milioni di operai lavorano ad orario ridotto e che molti di essi sono obbligati a contribuire al mantenimento di un loro familiare disoccupato senza sussidio (o un vecchio con pensione miserabile), se ne deduce che milioni di famiglie italiane non hanno nemmen'O il minimo necessario per la semplice alimentazione. In tali condizioni, per chiunque abbia senso sociale e cuore umano, la necessità di aumentare i salari è così evidente da rendere superflua ogni discussione. E, se la C.G.I.L. avesse voluto assumere un atteggiamento demagogico, avrebbe poturo chiedere un aumento corrispondente ai bisogni minimi dei lavoratori, che equivarrebbe B Jf eca Gino Bianco all'incirca al raddoppio dei salari attuali. La C.G.I.L., però, ripudia ogni forma di demagogia, ed ispira costantemen te la sua azione al senso delle responsabilità e delle possibilità concrete. E' per questo che la C.G.I.L. ha contenuto la sua richiesta di aumento salariale attorno alla cifra indicativa del 15 O/o, variabile in più o in meno, a seconda della situ azione di ciascun ~ettore. E' noto che la C.G.I.L. ha fondato questa sua richiesta sulla base di cifre e di da ti inconfutabili, dai quali risulta che l'aumento medio del 15 °/o può essere concesso senza mettere in nessuna difficoltà le aziende e senza determinare aumenti di prezzi. La C.G.I.L. ha infatti dimostratu che il complesso dei profitti industriali, dal '49 al '50, è passato da 447 a 615 miliardi, con un aumento di ben 168 miliardi. Un aumento medio del 15 O/o dei salari non assorbirebbe che una parte dei superprofitti realizzati dagli industriali, in più di quelli già elevati realizzati l'anno precedente. Perchè, dunque, l'aumento medio del 15 °/o dei salari, da noi richiesto, dovrebbe risolversi in un aumento dei prezzi e non in una proporzionale e quindi moderata riduzione dei profitti? Una società che si dichiari incapace di attuare un tale elementare atto di
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