Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

DIVISIONE DEL LAVORO E così per i Distretti sanitari, per infiniti servizi assistenziali, per centri culturali, ecc. Infine, quando anche le istituzioni produttive diventano strumenti sempre più difficili da condurre meccanicisticamente e macchinisticamente, si offre un « modo nuovo per fare una cosa vecchia e in gran parte nociva come l'automobile ». Ma questo « modo nuovo» consiste soltanto nel ricomporre alcune operazioni alienate semplici in una operazione, altrettanto alienata, più complessa nel quadro della produzione di un prodotto alienante. L'alienazione, dunque, resta e, viceversa, l'efficienza e la produttività diminuiscono, con ciò aumentando e non diminuendo il numero di uomini e le ore impiegate in un lavoro certamente alienato e alienante. Ne risulta che la strada da percorrere dovrebbe essere l'opposta: quella di automatizzare il più possibile le operazioni e, per quanto resta, distribuire il lavoro residuo, part time, fra tutti i membri attivi della società. In questo modo si accelererebbe il processo di liberazione dalle macchine attraverso le macchine, e si comincerebbe ad attuare il capovolgimento della divisione sociale e tecnica del lavoro attuale nella sua distribuzione sociale egualitaria (1). Il nodo del problema è qui. Con tutto questo non si vuol dire che non debba essere condotta una lotta per strappare poteri a favore dei Consigli e Comitati di zona e di quartiere; dei Distretti scolastici e sanitari; delle Associazioni di base, ecc.; ed anche di Cooperative con strutture di lavoro diverse, perché tutte queste istituzioni possano anticipare ed esperimentare forme nuove di gestione pur dentro le maglie della vecchia. Ma non è possibile invertire i termini del problema, e ritenere che si possa modificare radicalmente la società con questi elementi. Le due strozzature fondamentali restano la proprietà privata e la divisione sociale e tecnica del lavoro. L'obbiettivo principale non può, di conseguenza, essere che il loro superamento. (1) Per le forme e le modalità in cui potrebbe essere attuata non una soppressione, ma una distribuzione sociale del lavoro e delle attività sono costretto a rinviare ai due volumi « La disuguaglianza fra gli uomini» (Rizzoli, 1978) e al recentissimo « Un mondo capovolto» (Rizzoli, 1979). 97

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