Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

Autogestione e divisionedellavoro ROBERTO GUIDUCCI (*) Il muro contro cui sono andate ad infrangersi le rivoluzioni , inglese del 1600 e francese del 1700 non sono state né la restaurazione monarchica a Londra, né la caduta della testa di Robespierre a Parigi, ma il permanere della proprietà privata nonostante le dichiarazioni egualitarie. Il muro contro cui si è interrotta la rivoluzione d'ottobre in URSS e rischia di insabbiarsi la rivoluzione cinese non sono stati né lo stalinismo, né la morte di Mao, ma il permanere della divisione sociale e tecnica del lavoro e dei compiti, nonostante l'abolizione della proprietà privata e l'obbiettivo generale egualitario. Si è preteso, da Spencer a Durkheim, che la divisione sociale del lavoro renderebbe la società più organica, o organica senz'altro. Dapprima sarebbe esistita una società a rapporti meccanici nella quale ognuno era indipendente e relativamente autosufficiente e, quindi, indifferente ai legami con gli altri. Poi, si sarebbe creata una società con membri sempre più specializzati e capaci di svolgere un compito solo. Allora ognuno avrebbe avuto assolutamente bisogno degli altri, e la società avrebbe dato luogo ad una necessaria solidarietà organica tra i suoi membri. Ciò è accaduto, ma con esiti esattamente opposti. La società si è atomizzata agli estremi. Ognuno ha « privato » gli altri di molte facoltà individuali e sociali, ed è stato « privato » dagli altri delle sue. La falsa solidarietà si è tradotta in un rafforzarsi del lavoro come merce, e nei rapporti di lavoro come mercato. I valori d'uso sono divenuti tutti, senza eccezione, valori di scambio, e il prezzo ha preso il posto della misura delle difficoltà e, soprat- (*) Sociologo e scrittore, ha pubblicato tra l'altro: La città dei cittadini (1975), La società dei socialisti (1976), La disuguaglianza tra gli uomini (1977), Un mondo capovolto (1979). 91

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