Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

LETTURA STORICO-IDEOLOGICA da, è dunque espressione di quelle classi inferiori che occupano un certo livello nel generale sistema di sfruttamento. Esso conforta il punto di vista secondo cui la più alta forma sociale di democrazia industriale non esprime necessariamente la più alta forma di negazione ideologica generalizzata del potere politico. L'autogestione prodotta dall'ondata consiliare implica la rottura rivoluzionaria, non è ancora però l'espressione diretta di una volontà rivoluzionaria. Dove invece i due piani della transizione sembrano saldarsi, e per certi aspetti si saldano, è nelle collettività spagnole. Non a caso in Spagna. In Spagna infatti la forza principale del movimento rivoluzionario poggia sull'anarchismo. Ma proprio qui, dove si raggiunge il punto più alto della volontà di emancipazione umana, abbiamo anche la verifica più precisa della difficoltà maggiore del suo compimento. L'anarchismo dispiega tutta la sua forza rivoluzionaria imprimendo una radicalizzazione straordinaria all'autogestione delle collettività. E in effetti all'interno di un gran numero di esse viene veramente abolito il principio politico dell'autorità, la democrazia diretta tende a trasformarsi in anarchia. Se non che, tutto ciò avviene all'interno delle collettività, mentre la cittadella centrale del potere politico vede la cogestione anarchica al suo funzionamento. Tanto l'« ulteriorizzazione rivoluzionaria » ha guadagnato in periferia, quanto ha perso al centro subendone l'iniziativa. Il significato della mancata saldatura è ancora più grave di quello che sembra, se si pensa che mai come in Spagna il piano storico della transizione dato dai diversi livelli socio-economici tende a superare le sue particolarità, vale a dire che mai come in Spagna la dimensione economico-sociale si evidenzia come tendenza universale: infatti tutte le classi inferiori sono coinvolte nel generale moto rivoluzionario. La spinta autogestionaria, proprio perché impressa dall'anarchismo, vede così quasi annullarsi la differenza fra azione sociale e azione rivoluzionaria, fra classi e ideologia, fra storia e metastoria. Ma ancora una volta è solo uno dei due piani in movimento, ad attivarsi positivamente: il piano economico-sociale. Mancando la teoria politic,a della rivoluzione anarchica, l'anarchismo non ha saputo trasformare la sua enorme forza sociale in pratica politica generalizzata: è rimasto dentro l'ambito di una negazione ideologica dello Stato, subendo il ricatto del rapporto prioritario fra guerra e rivoluzione. Certo, una parte dell'anarchismo ha lucidamente e coerentemente negato questa priorità, 89

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