N. BERTI gioni strutturali che ne hanno permesso finora la riproduzione) in coerente strategia autogestionaria. Così fra i due piani della « fase di transizione », il piano storico dei particolari livelli socio-economici e il piano metastorico dell'ideologia, non è stato gettato il ponte capace di saldare l'azione rivoluzionaria all'azione sociale, la negazione del potere all'affermazione positiva della e delle libertà. L'esperienza storica ci sembra confermare questo punto di vista. Abbiamo già accennato alla Comune di Parigi, al movimento consiliare e alle collettività spagnole. Nessuno di questi tre esempi, che del resto costituiscono in diversa misura pressoché tutta l'esperienza storica autogestionaria, testimoniano il superamento della differenza fra i due piani della transizione. Nella Comune di Parigi si verificano alcuni presupposti di democrazia diretta con l'attuazione dell'ipotesi federalistica della« Comune» quale struttura-base della società politica, ma l'esempio è circoscritto e privo di ogni riferimento socio-economico. La Comune di Parigi evidenzia cioè solo il piano politico della sostituzione della macchina Stato. Estremamente più articolato ed esteso è il moto consiliare che copre un arco di tempo che va dal '17 al '21, interessando la Russia, la Germania, l'Ungheria, l'Italia. Solo in Russia però il moto consiliare riesce per un momento, ma solo per un momento, a passare dal piano sociale a quello politico, attaccando contemporaneamente - in un unico fronte - la struttura gerarchica dell'organizzazione produttiva e la struttura gerarchica della società politica. Solo per un momento, dicevamo, in quanto il bolscevismo riuscirà magnificamente a dividere i due piani con la subordinazione del primo al secondo: vale a dire l'attivazione dei Soviet come trampolino di lancio al fine di conquistare il potere politico, per rovesciare poi in assoluto dominio la forza di questo su quelli. Negli altri paesi il moto rimane invece circoscritto al campo sociale, accendendo al massimo una rivolta politica generalizzata contro lo Stato, una rivolta che però non si trasforma mai in sostituzione dello Stato. Inoltre, anche rispetto al campo sociale, il moto consiliare non si stende al di là di certe classi, in modo specifico oltre le classi operaie. Più precisamente, esso coinvolge soprattutto le categorie professionalizzate, è espressione quindi di una figura operaia determinata da una particolare composizione tecnica di capitale. Il movimento consiliare che non coinvolge né i contadini, né il sottoproletariato, né l'operaio massa, per usare una terminologia alla mo88
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==