N. BERTI altre negano la centralità di questo tema. L'esempio più evidente è dato dalla differenza esistente fra lo sviluppo della elaborazione economico-sociale cadenzato dalle tappe teoriche del mutualismo, del collettivismo, del comunismo, e la fissità della elaborazione propriamente politica che si può riassumere nella concezione orizzontale del federalismo. Si può osservare infatti che, nella sua radicale conseguenzialità logica, la diffusione generalizzata e generalizzante di questo principio non ha subito sostanziali modifiche adeguate al pari sviluppo dell'elaborazione economico-sociale. Le forme politiche della società libertaria sono cioè rimaste al punto di partenza, segno evidente che non si è stati in grado di oltrepassare la soglia della critica. Vi è una duplice spiegazione di questo impasse: da una parte l'anarchismo ha sempre considerato come equivalente la dimensione della politica e la dimensione del potere (la politica come scienza di governo degli uomini), dall'altra si è talvolta creduto, sotto il palese influsso marxista, che le forme politiche siano semplicemente forme sovrastrutturali destinate a dissolversi dall'incalzare di quel particolare sviluppo economico che sa rispondere e soddisfare i bisogni di tutti. Ne discendono alcune considerazioni. La prima è che le forme politiche concepite dal pensiero anarchico come proprie di un regime autogestionario sono quasi sempre « negative », servono cioè a limitare il potere, più che a sviluppare la libertà. I vari sistemi e sotto-sistemi di quel meccanismo semplice che va sotto il nome di democrazia diretta (semplice perché dà per scontato il superamento storico di molti conflitti) è, a ben guardare, il prolungamento estremistico del pensiero democratico, il cui riferimento concreto di società civile rimane la società borghese. Ciò significa che vi è una sfasatura fra la concezione economica, che si pone al di là dell'orizzonte storico del capitalismo, e la concezione politica, tutta immersa ancora dentro questo orizzonte. Vi è qui, come si vede, un'evidente ascendenza liberale, che a nostro avviso spiega perché l'anarchismo non abbia oltrepassato, nell'elaborazione politica, la soglia della critica. Non è solo, come qualcuno potrebbe pensare ora, che il pensiero anarchico, appunto perché forma radicale di liberalismo, non essendo capace di liberarsi da questa ascendenza, abbia indugiato sopra la limitazione del potere (fino, ovviamente, alla sua negazione completa), più che sulle forme positive della libertà. Che in questo ci sia del vero nessuno lo nega. 80
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