Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

O. CORPET socialmente questa creatività. Parallelamente, il movimento autogestionario ha sviluppato una critica molto radicale di quelli che è d'uopo chiamare gli «strumenti» della società: tecnologica, forme d'organizzazione, istituzioni. Questa contestazione poggia sull'osservazione che i progressi delle scienze e delle tecniche non sono necessariamente liberatori, che questi non favoriscono automaticamente un funzionamento collettivo democratico. Nei primi tempi dello sviluppo delle idee autogestionarie; soprattutto dopo il '68, la maggior parte degli autori di libri sull'autogestione ritenevano che l'impiego del computer abbinato all'instaurazione dell'autogestione favorisse l'emergere di un socialismo democratico. In effetti, questa credenza iniziale è stata in gran parte demolita dagli effetti sociali reali che sono derivati da una informatizzazione crescente della società e delle imprese. Ci si è dovuti render conto, in effetti, che l'utilizzazione di metodi e processi computerizzati, valorizzavano il lavoro di alcune categorie ma svalutavano il lavoro di altre. Questo movimento di dequalificazione-riqualificazione non assicura in alcun modo che i processi decisionali siano più democratici, che ci sia meno gerarchia, anche se essa viene diversamente composta. Questa evoluzione e le trasformazioni che avvengono in campi come l'energia nucleare e le industrie di punta che utilizzano tecnologie monumentali, non hanno dunque costituito - sinora - dei progressi favorevoli all'autogestione. Il che ha fatto giustamente scrivere ad André Gorz che il socialismo non è meglio del capitalismo se si serve degli stessi strumenti. L'autogestione impone quindi di ricercare una razionalità superiore alla semplice razionalità tecnica, che non miri a promuovere dei progressi tecnici fini a se stessi, ma solo in quanto possano favorire un funzionamento collettivo più democratico in tutti i campi. Si tratta di invertire l'ordine delle priorità, di subordinare lo sviluppo della scienza e della tecnica, e più in generale del progresso, allo sviluppo delle forme sociali, sempre più democratiche, sempre meno gerarchizzate. E' in questo senso che si può dire che esiste una volontà di restaurare la politica, cioè l'esercizio concreto della democrazia, l'elaborazione dei rapporti sociali autogestionari. Si tratta dunque di trasformare i rapporti di competenza, modificando la divisione del lavoro tra quelli che pensano e quelli che eseguono. Dal che discende una critica radicale di tutte le forme gerarchiche e delle spiegazioni « razionali » 54

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