Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

BIBLIOGRAFIA centraliste. Il che spiega forse, in buona parte, che se esistono in Francia dei partiti che si atteggiano ad « autogestionari » e i cui programmi danno un grande spazio all'autogestione, questi non sono per altro partiti autogestiti. E ci si può chiedere se il concetto di « partito autogestionario » non sia in effetti una contraddizione in termini. Il « partito autogestionario » non sarà in effetti, una realtà introvabile? In questa prospettiva un nuovo compito sembra a poco a poco imporsi: pensare in termini radicalmente nuovi a quella che potrebbe essere una stategia politica per l'autogestione. In questo caso, si tratterebbe non tanto di« prendere il potere» quanto di fare tutto qui e subito per ridurlo, dal momento che si riconosce che ogni esercizio del potere produce inevibilmente gerarchie, burocrazie e centralismo'. Quindi: sbarazzarsene, fregarlo. L'obiettivo di tutto il movimento autogestionario sarà dunque di « separarsi dal potere», di fare in modo che questo abbia la minore presa possibile sui gruppi, sugli individui. E questo lungo e profondo movimento di separazione dal potere non deriverà da una razionalità politica imposta dall'alto, da « grandi e piccoli borghesi filantropi», ma da una pluralità di razionalità sorte dal basso che rosicchiano, scalzano, rimuovono le strutture statali centralizzate che gravano sulla società civile. In questa nuovo orientamento strategico, l'importante non è più l'identità ma la possibilità che hanno gli individui di esprimere le proprie differenze; non è più quello che accade al centro della società ma quello che si trova alla periferia; non è più lo Stato, luogo privilegiato dell'azione politica, ma la società civile. Una tale politica autogestionaria non avrebbe allora niente a che vedere con tutte quelle politiche che si danno come obiettivo da realizzare, più o meno, una marcia attraverso lo Stato, proclamando che è per« democratizzarlo », per sottrarlo agli « interessi dei grandi monopoli » e metterlo « al servizio » delle aspirazioni popolari, dei « bisogni sociali » ( 6). In queste condizioni sarà certo una strategia politica molto diversa che si elaborerà intorno al concetto di autogestione. Si può concludere, come fanno alcuni, che due (6) Questa analisi è lungi dall'essere sostenuta da tutti quelli che pretendono riconoscersi in una strategia politica autogestionaria. Scriveva infatti recentemente Jean Pierre Chevenèment, leader del CERES - una delle tendenze del partito socialista - in appendice ad un'opera che presentava l'azione e l'opinione del CERES negli ultimi anni: « Pur avendo introdotto l'autogestione nel programma socialista ed essere 51

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