BIBLIOGRAFIA dhon, sarebbe certamente difficile ignorare il suo apporto alla teoria dell'autogestione, come testimoniano le ricerche di J. Banca!, che vede in lui « un genio innovatore», promotore di un federalismo autogestionario che combina la « democrazia mutualistica» e la « democrazia politica federativa». Nel suo libro sulla Comune di Parigi, H. Lefebre indica d'altronde, che le idee proudhoniane hanno profondamente ispirato i comunardi e che se « in Proudhon l'individuo ed il filosofo non stanno alla pari con il destino del pensatore », « la teoria della decentralizzazione non ha per questo meno efficacia rivoluzionaria nel 1871 ». L'importanza di Proudhon è stata infine largamente evidenziata da altri autori come G. Gurvitch e D. Guerin che, richiamandosi anche loro a Marx, hanno tentato di realizzare una specie di « sintesi » delle riflessioni di questi due « fratelli nemici». Altri autori rivoluzionari come R. Luxemburg o più ancora A. Kollontai, K. Korach o A. Pannekoek e tutti quelli che sono generalmente classificati sotto la denominazione di « antiautoritari », « estrema-sinistra », « spontaneisti », « gauchiste», hanno anche loro contribuito ad abbozzare le condizioni teo: riche e pratiche di una rivoluzione autogestionaria. Istituendo un nuovo rapporto con la storia, il movimento autogestionario fa riemergere dal passato avvenimenti che sono stati occultati, compressi, repressi, e teorici il cui apporto è stato sistematicamente minimizzato, deformato o semplicemente ignorato. Il movimento autogestionario, quali che siano le differenze tra le correnti che lo ispirano, perviene dunque alla critica delle ragioni storiche istituite ed alla restituzione istituente della memoria collettiva. Queste nuove letture ed interpretazioni inducono ad una rivalutazione delle acquisizioni teoriche e storiche del movimento operaio. A questo scopo, il movimento autogestionario non ha ancora finito di riandare al suo passato per ritrovarvi la sua « storia », cioè spesso il contrario della storia ufficiale scritta dai principi, i capi e i segretari generali delle « avanguardie illuminate ». Seguendo le differenti tradizioni che lo compongono, il movimento autogestionario privilegia l'uno o l'altro di questi « laboratori storici » dove il desiderio di « cambiare la vita» - e non solamente l'economia o il modo di nominare la élite al potere« in nome di ... » - si è trasformato in parola d'ordine immediata, dando così avvio ad una « rivoluzione contro lo Sta43
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