O. CORPET partendo da una scompos1z1one del movimento operaio, mostrando come i suoi pretesi « successi » in realtà non sono che i suoi veri e sanguinosi fallimenti. Così, lungi dal costituire una esperienza posi.tiva considerevole, come affermano molti dei suoi turiferari, la rivoluzione del 1917 in Russia, e tutto quello che ha comportato, non è altro che una mostruosa realtà di cui non si è ancora terminato il conto delle vittime. In cambio, i suoi «fallimenti»: la Comune di Parigi, i soviet del 1917, le collettivizzazioni spagnole del 1936, la rivoluzione ungherese del 1956,. il movimento dei consigli in Cecoslovacchia nel 1968 costituiscono degli avvenimenti determinanti, portatori di speranza. Malgrado la repressione spesso selvaggia che hanno dovuto subire, questi movimenti spontanei formano l'immaginario storico del movimento autogestionario, mostrando, anche se per un istante breve, ma intenso, che è (era) possipile cambiare « l'ordine immutabile delle cose». In questo senso l'autogestione è certo« una vecchia idea nuova» che ogni volta rispunta alla maniera della vecchia talpa. Rifarsi all'autogestione.jmplica dunque un'altra visione della storia, un'altra maniera di considerare gli avvenimenti che ci lascia la storiografia abituale, che sia o no marxista. Questa im;i;,licaanche una nuova lettura della storia delle idee riguardo all azione e al divenire del movimento operaio. In questa prospettiva, il movimento autogestionario scopre un Marx risolutamente antistatalista, d'ispirazione libertaria, un Marx critico del marxismo come dimostra con forza M. Rubel. Si può ugualmente ritrovare, come ha fatto Y. Bourdet, nell'analisi marxiana del movimento cooperativo, l'enunciazione delle condizioni di sviluppo e di strutturazione di una organizzazione cooperativa, egualitaria e generalizzata della società che, strettamente legata alla distruzione dello stato, anticipava quello che ormai si chiama l'« autogestione generalizzata ». Così, restituita alla sua dimensione libertaria, utopica e scientifica, l'opera di Marx decifra e profetizza una teoria dell'auto-praxismo che altro non è se non l'espressione del « movimento autonomo dell'immensa maggioranza nell'interesse dell'immensa maggioranza » in modo che si realizzi una collettività sociale dove « il libero svfluppo di ognuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti ». E' abituale vedere opporre a Marx e al marxismo, identificati - a torto - l'uno con l'altro, le analisi e le posizioni degli ispiratori della corrente anarchica e libertaria, come Proudhon o Bakunin. Per quanto riguarda il primo di questi pensatori, Prou42
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