A. BEATOLO può obiettare che l'isola autogestionaria non è stata in grado di difendersi, ma alla dittatura militar-fascista uruguaiana non hanno tenuto testa neppure le centrali sindacali (le masse) né i tupamaros (la lotta armata). Io ,credo dunque che isole di autogestione siano possibili e che esse, tra mille ostacoli e cento fallimenti, possano e debbano diventare arcipelago. Sempre meno isole in realtà e sempre più nodi di una rete che collega le unità autogestite non solo tra di loro ma anche e soprattutto con il settore dell'autogestione delle lotte di cui devono essere in un certo senso l'estensione « realizzata », in un rapporto di rafforzamento reciproco che ne esalta vicendevolmente le potenzialità di sviluppo e le capacità di difesa. Si tratta di riuscire a superare la soglia di rigetto o assimilazione da parte del vecchio organismo sociale gerarchico. Oltre quella soglia l'autogestione non può più essere né assimilata né rigettata. la gramigna sovversiva Una simile rete di cooperative, organismi di lotta, comunità, associazioni culturali consente di moltiplicare in progressione crescente le contraddizioni del sistema gerarchico, moltiplicando nel frattempo le « situazioni » pedagogiche dell'autogestione e riducendo inversamente la capacità repressiva/integrativa dell'esistente. Gramigna sovversiva, l'autogestione può « intrufolarsi » in ogni fessura, in ogni screpolatura, radicarvisi e sgretolare il calcestruzzo del sistema e diffondersi oltre, come quell'erba infestante, con la stessa cocciuta resistenza alla siccità ed ai veleni, con la stessa formidabile capacità di moltiplicazione, con la stessa facoltà di rispondere alle mutilazioni rigenerando una nuova pianta da ogni frammento. Così, facendosi la lotta anche vita d'ogni giorno e la vita d'ogni giorno anche lotta; garantendosi contro i simmetrici pericoli dell'autoemarginazione (felice forse, ma solo forse) delle realizzazioni micro-utopiche e della dispersiva fatica di Sisifo d~lla conflittualità funzionale al sistema, delle impazienti fughe in avanti necessariamente di corto respiro e dei ritardi da scollamento intellettualistico con la realtà; esplicando tutta la sua ricchezza di metodo, l'autogestione può saldare i singoli momenti di una lunga marcia attraverso il « personale» ed il « politico », di una strategia rivoluzionaria che, attraverso una quotidiana incessante destrutturazione del potere nelle infrastrutture psichiche/nelle strutture istituzionali/nelle sovrastrutture ideologiche, faccia crescere una controsocietà 36
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