GRAMIGNA SOVVERSIVA stori istituzionali (partiti, sindacati, ...) della conflittualità sociale. Essa esprime la volontà di decidere da sé quando e come lottare per i propri interessi e quando e come accettare gli inevitabili temporanei armistizi. Un nuovo interrogativo si impone: dalle lotte di quale soggetto sociale ci si può attendere una crescita rivoluzionaria dell'autogestione? Chi è questo soggetto? La classe operaia più o meno tradizionalmente intesa? gli emarginati e i « non garanti ti »? un fronte sociale che va dallo studente al tecnico? A mio avviso proprio l'estensione della domanda sociale d'autogestione è un segnale di come il soggetto rivoluzionario, almeno potenzialmente e tendenzialmente, possa identificarsi con numerosissimi strati sociali. Quando la rivolta è rivolta contro il potere, essa accomuna tutti coloro che la minoranza dominante ha espropriato della loro« quota di potere», in una sorta di accumulazione di classe di « plus-potere ». Il fronte dell'autogestione delle lotte è dunque un fronte che s'apre a ventaglio e coinvolge o può coinvolgere cento ruoli sociali: casalinga, inquilino, studente, soldato, operaio, contadino, moglie, figlio, disoccupato, utente del gas ... Investe, di critica teorica e di critica pratica, cento aspetti dell'eterogestione, in forme per ora frammentarie ed episodiche, sempre recuperate dalle istituzioni eppure contraddittoriamente s~mpre riproponentesi. Un fronte che non è in realtà un fronte, perché non ha affatto un andamento lineare e ricorda nell'accendersi e spegnersi qua e là di focolai di contestazione una guerriglia diffusa e nient'affatto una guerra di trincea. E' questa la sua forza, perché non si offre ad uno scontro frontale che farebbe il gioco di un nemico ancora - e fino alla rivoluzione - più potente. Se questa guerriglia può e deve crescere, come noi crediamo, e generalizzarsi e riuscire a riproporsi sempre più di quanto non venga recuperata, essa perverrà prima o poi al nodo dell'organizzazione. Deve il progetto autogestionario darsi strutture permanenti di collegamento? Credo di sì, perché l'autogestione è per sua natura sintesi di spontaneità e di organizzazione e perché il crescere del progetto rivoluzionario deve andare di pari passo con un crescere delle capacità auto-organizzative a tutti i livelli di complessità. Credo tuttavia che non debba darsi una forma ed una struttura di collegamento, ma una molteplicità di forme e strutture connesse, in coerenza con il metodo autogestionario, in una struttura a rete tanto più fitta ed estesa quanto più cresce il progetto. 33
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