Interrogations - anno VI - n. 17-18 - giugno 1979

A. BERTOLO arrivare ad innescare questo processo distruttivo-ricostruttivo (in un solo paese? in più paesi contemporaneamente? nella metropoli tardo-capitalista? nella patria del « socialismo » tecnoburocratico? alla periferia dei grandi imperi? nel terzo mondo?) in modo tale che le soluzioni autogestionarie si possano affermare con successo sulla soluzione autoritaria. Come evitare che, com'è successo sempre, gli spazi di libertà aperti dal rapido rovinare dei vecchi valori e delle vecchie strutture diventino spazi per una nuova schiavitù? Non mi riferisco qui ai nemici esterni della rivoluzione e dell'autogestione, ma al vero grande nemico interno: i meccanismi di riproduzione del potere che iniziano già durante il processo rivoluzionario e lo conducono a conclusioni contraddittorie con le premesse emancipatrici. Come evitare quello che Lourau ( « Autogestion et socialisme », 4142, 1978) chiama « l'effetto Miihlmann » cioè un'istituzionalizzazione che nega il movimento sociale? Se la tensione innovatrice generalizzata non può che essere fenomeno di breve periodo, come nutrire ragionevoli speranze che essa non si limiti a rompere temporaneamente gli argini della dominazione di classe per rientrare presto nel vecchio alveo della divisione gerarchica del lavoro sociale? L'autogestione come metodo è in teoria la risposta giusta, perché essa significa destrutturazione permanente del potere, sia negli aspetti distruttivi sia in quelli ricostruttivi e dunque anche nella istituzionalizzazione post-rivoluzionaria è in sé portatrice di una continuità del progetto, che non si esaurisce nella tensione straordinaria ma prosegue nel quotidiano ordinario. Tuttavia questa formulazione è ancora solamente una soluzione logica generale. Per divenire soluzione operativa essa deve arricchirsi di determinazioni concrete ben più articolate. rileggere la storia Del tutto ovviamente la riflessione sulla rivoluzione si dipana a partire dalle esperienze passate, attraverso quella continua ricomposizione degli elementi storici in funzione del presente che fa della storia una essenziale e vivente memoria collettiva, così come la memoria individuale continuamente ricompone in modo diverso i suoi elementi sulla base di nuovi dati, nuove esperienze, nuovi bisogni. In questo senso l'autogestione può essere anche una diversa chiave di lettura delle esperienze rivoluzionarie passate, per trarne indicazioni stra30

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